Todde: «L’arroganza non paga. Le matite contro i manganelli»
Sardegna La neo presidente: «Sarò in Abruzzo per sostenere il progetto progressista». Truzzu: «Ho perso io, Meloni non c’entra»
Sardegna La neo presidente: «Sarò in Abruzzo per sostenere il progetto progressista». Truzzu: «Ho perso io, Meloni non c’entra»
«La Sardegna ai manganelli ha risposto con le matite». Così ieri Alessandra Todde durante la sua prima conferenza stampa da presidente della Regione Sardegna. Il riferimento era alla repressione violenta della manifestazione degli studenti scesi in piazza a Pisa per esprimere solidarietà al popolo palestinese massacrato dalle bombe di Netanyau. «Ho fatto l’università a Pisa – ha aggiunto la leader Cinquestelle -. Ho un legame forte con quella città. Vedere le cariche della polizia mi ha indignata. Quando durante la campagna elettorale dicevo che dalla Sardegna doveva venire un messaggio di resistenza, la parola ’resistenza’ non era usata a caso. La utilizzavo per dire che contro l’autoritarismo di marca fascista che vediamo rinascere serve un’opposizione netta. Domenica, con il voto, i sardi hanno mostrato di aver capito».
IERI MATTINA GIORGIA Meloni ha telefonato alla neo presidente per farle gli auguri. Galateo istituzionale, che non ha impedito a Todde di andarci giù pesante con la premier davanti ai giornalisti: «È venuta in Sardegna per fare cabaret. Un atteggiamento offensivo. È stata arrogante, molto arrogante. Ma con noi sardi l’arroganza non paga. A noi l’arroganza proprio non piace». E la Lega? «Il ministro Giorgetti mi ha chiamata per gli auguri – ha rivelato Todde – e devo dire che mi ha fatto piacere». Poi la domanda più scontata: è vero che il Carroccio alle urne ha dirottato voti sul Campo largo per punire Meloni che ha imposto Truzzu contro Solinas? «Credo – ha risposto Todde – che a influire sia stata soprattutto la delusione dei sardi, anche di quelli che alle precedenti regionali avevano votato per la Lega e per il Partito sardo d’azione, per i pessimi risultati della giunta Solinas».
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La rondine sarda e la difficile primaveraTODDE NEI PROSSIMI giorni andrà in Abruzzo per fare campagna elettorale per la coalizione di centrosinistra, che anche lì vede insieme Partito democratico e M5S. «Pd e Cinquestelle sono stati molto generosi con me in questi mesi. È giusto che ora io gli aiuti in Abruzzo a sostegno di un progetto che è l’unica prospettiva capace di dare alle forze progressiste una chance di governo». La prima presidente M5S in Sardegna è anche la prima donna ad arrivare al vertice delle istituzioni autonomistiche dopo 75 anni di Statuto speciale. «Sono orgogliosa – ha detto Todde – Siamo riusciti a rompere il tetto di cristallo. Ringrazio le donne della mia squadra, hanno avuto un ruolo decisivo». E a Flavio Briatore, che in Costa Smeralda gestisce attività turistiche e che a pochi giorni dall’apertura delle urne aveva dichiarato che se lei avesse vinto non avrebbe mai più messo piede in Sardegna, ha replicato: «Affari suoi. Noi sardi di lui possiamo fare tranquillamente a meno». «Lavoreremo invece – ha aggiunto – con i giovani e per i giovani. In tutti i campi produttivi punteremo sulla ricerca per contrastare l’emigrazione dei troppi ventenni oggi costretti ad andare via».
ANCHE TRUZZU IERI ha parlato con la stampa. «La responsabilità della sconfitta – ha detto – è solo mia. Ho perso perché i cagliaritani, di cui per cinque anni sono stato sindaco, non mi hanno votato. Non c’entrano niente le scelte di Meloni». Ma quando gli hanno fatto notare che la sua coalizione ha preso molti più voti di lui ed è quindi un fatto che non solo a Cagliari ma in tutta l’isola parecchi elettori di centrodestra hanno votato per le liste e non per il candidato presidente, Truzzu ha risposto con un secco «evidentemente sì», che è suonato come una chiara ammissione che il voto disgiunto dei leghisti e dei sardisti a suo svantaggio c’è stato eccome.
Soddisfatti Schlein e Conte. «Il risultato in Sardegna – dice Conte – è una sconfitta personale di Meloni, che qui ci ha messo la faccia: Cagliari è ancora piena di gigantografie della premier. Abbiamo dimostrato che anche lei può perdere». E di svolta nazionale parla Schlein. «Dalla Sardegna un vento nuovo spira verso il continente. Significa che se riusciamo a costruire un progetto credibile possiamo vincere». Più che contento il segretario sardo dei dem Piero Comandini, per la vittoria della coalizione e per l’affermazione del Pd. «Siamo – commenta – il primo partito. Un risultato che conferma la bontà della scelta unitaria che con Todde abbiamo fatto». I dem hanno preso il 13,8% dei voti, più di Fratelli d’Italia, arrivati al 13,6%. I 5S hanno incassato il 7,8%, mentre l’Alleanza Verdi-Sinistra ha raggiunto il 4,7% e i Progressisti il 3%. Nel centrodestra dopo FdI vengono i Riformatori sardi, partito di centro che con il 7,1% si è posizionato davanti a Forza Italia (6,3%) e al Partito sardo d’azione (5,4%). Flop della Lega, ferma al 3,8% (alle regionali 2019 aveva preso l’11,8%).
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