Viaggio e soggiorno in hotel di lusso e budget per lo shopping a Dubai. Nonostante le smentite – poco convincenti – degli organizzatori della Coppa del Mondo, in Qatar sono sbarcati migliaia di tifosi reclutati a pagamento per dare una spolverata all’immagine dei Mondiali.

SUL CANALE «QATARI LIVING» di TikTok i video degli attori-tifosi di Brasile, Argentina, Francia, Olanda in giro festanti per le strade di Doha confermano le indiscrezioni del New York Times e del britannico Times sulla campagna di engagement a suon di petrodollari tra i presunti tifosi. Numerosi i benefit garantiti per la parata-esibizione, il comitato organizzatore dei Mondiali chiede agli ospiti a pagamento anche di monitorare sui social media le voci di dissenso sui Mondiali.

D’altronde, i qatarioti non hanno badato a spese. Una parte dei 220 miliardi per l’organizzazione del torneo è stata destinata all’operazione sportwashing: una mano di vernice sui diritti umani calpestati per regalare al mondo un’edizione di successo. Una cartolina della potenza del piccolo stato sul Golfo Persico.

Ecco quindi il bel viso di David Beckham, testimonial (a caro prezzo) del torneo, su cartelloni pubblicitari a Doha e nei promo televisivi da 30 secondi. Nasser al-Khater, amministratore delegato di Qatar 2022 ha spiegato a Al Jazeera che nessun paese avrebbe fatto meglio negli ultimi dieci anni sulla tutela sul lavoro. Pare fosse serio, ma è lo stesso personaggio che lo scorso anno arrivò a negare l’esistenza di una legge contro gli omosessuali (che se colti in flagranza rischiano fino a 7 anni di carcere).

POCO IMPORTA, è tempo di incassare, ci sono circa 240 milioni di dollari da distribuire tra i 32 paesi presenti ai Mondiali. C’è una torta da 17 miliardi di dollari da spartirsi per Fifa e comitato organizzatore. Ecco quindi Cristiano Ronaldo che spiega a tutti che sarà l’edizione migliore di sempre della Coppa del Mondo. Per ora è di sicuro una delle più controverse, forse seconda solo all’edizione in Argentina del 1978, sotto la dittatura Videla. E se le minacce alla tv danese dalle autorità locali di Doha sono apparse un avviso ai naviganti, non mancano i primi incidenti “politici”, con il ct dell’Iran, Carlos Queiroz che ha risposto in malo modo a un cronista del Telegraph che gli ha chiesto della condizione delle donne nella Repubblica islamica.

LA PALMA DELLA DISSIDENZA per ora va alla nazionale statunitens, che ha giocato una partitella con una selezione di migranti impiegati sui cantieri degli stadi. La federazione Usa, una delle otto che ha poco gradito l’invito della Fifa a dedicarsi soltanto al calcio giocato, ha anche deciso di utilizzare un nuovo logo, con i colori della bandiera arcobaleno, sulle maglie di gioco.

Sulla strada della dissidenza anche l’Inghilterra, che, appena arrivata in Qatar, è scesa in campo per un allenamento insieme ai migranti, invitandone pure una ventina alla partita d’esordio, in programma il 21 novembre contro l’Iran. Le gare della nazionale dei Tre Leoni saranno invece bandite in diversi pub di Londra e Leeds: la prova che l’atmosfera magica dei Mondiali si è dispersa anche nel Regno Unito. Intanto il primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, ha spronato tutti i calciatori a mostrare pubblicamente la loro solidarietà alla comunità Lgbt. Più utopia che speranza concreta.

IN ATTESA DEL VIA, il presidente della Fifa, Gianni Infantino, si è preso la scena chiedendo ai leader mondiali presenti al G20 a Bali di impegnarsi per un cessate il fuoco in Ucraina durante i Mondiali qatarioti. Non è un passaggio da sottovalutare: Infantino invoca una specie di “tregua olimpica” in versione pallonara per una presa di potere della Fifa, che mira a scavalcare il Cio come primo organo sportivo al mondo. I numeri potrebbero dargli ragione: la Fifa conta 211 paesi affiliati (il Cio 115) e rappresenta più nazioni dell’Onu.

NON SOLO BUONE NOTIZIE per Infantino: la Federcalcio tedesca ha deciso di non sostenere la sua candidatura a un terzo mandato, imputandogli pochi risultati sulla questione diritti umani violati in Qatar. In Germania del resto le tifoserie di Bayern Monaco e Borussia Dortmund hanno esposto banner e striscioni con l’invito al boicottaggio.