Thunberg e i 40mila di Berlino nell’ultimo venerdì dell’era Merkel
Fridays for future Il pressing degli ambientalisti alla vigilia del voto. Grandi cortei nelle città tedesche. Bocciati i partiti di governo. Nella capitale anche l'attivista svedese
Fridays for future Il pressing degli ambientalisti alla vigilia del voto. Grandi cortei nelle città tedesche. Bocciati i partiti di governo. Nella capitale anche l'attivista svedese
In oltre 40 mila davanti al Reichstag di Berlino, 48 ore prima del voto federale, «per mettere pressione ai partiti che non hanno ancora preso sul serio la catastrofe climatica» come riassume Luisa Neubauer, portavoce nazionale del Fridays For Future.
Nell’ultimo venerdì dell’era Merkel gli ambientalisti tedeschi scendono in piazza in massa perché «sì, certo, domenica dovete andare alle urne, ma ricordate che il vostro voto non basterà per cambiare. I partiti non guardano abbastanza lontano e non ci hanno mai preso sul serio, dunque dobbiamo continuare a scendere in strada» è l’appello ai berlinesi di Greta Thunberg dal palco montato fra Parlamento e Cancelleria.
Oltre alla capitale gli attivisti del Fff hanno pacificamente invaso le vie di Amburgo, Lipsia, Colonia, Bonn, Friburgo e Monaco dove si è segnato l’altro record di partecipazione con Berlino. Tutti uniti dal medesimo slogan contro «i vecchi politici da cui non vogliamo più sentire scuse».
Una manifestazione oceanica, la prima di queste dimensioni nell’epoca della pandemia, che non ha fatto sconti a nessuno, Verdi compresi. «Nessuno dei candidati cancellieri ha un programma politico davvero in linea con l’attuale emergenza climatica. Anzi, la maggior parte di loro pensa alla costruzione di nuove centrali a carbone, gasdotti e autostrade. Noi invece pretendiamo azioni immediate per ridurre le emissioni di CO2 e smettere di finanziare i combustibili fossili» sottolinea Carla Reemstma, tra gli organizzatori del Fff pre-elettorale.
In parallelo, gli ambientalisti ieri hanno anche voluto dare voce ai milioni di tedeschi che non hanno l’età per votare «eppure pagheranno più di tutti le conseguenze della crisi climatica» come precisa la giovanissima attivista Jana Boltersdorf ai microfoni della «Deustche Welle».
Quale sarà l’impatto della manifestazione sul voto di domani? Impossibile da prevedere anche per i sondaggisti, anche se di certo la pressione del Fff condizionerà soprattutto il voto dei giovani per cui la catastrofe ambientale svetta tra le preoccupazioni ben prima del Coronavirus. E proprio la pandemia, non a caso, viene citata da Thunberg: «Se il Covid-19 ci ha insegnato qualcosa è che la crisi climatica non è mai stata trattata come emergenza» nonostante l’evidenza che la «malattia» dell’Ambiente sia scientifica esattamente quanto il virus.
Per questo gli attivisti denunciano il clamoroso fallimento del quarto governo Merkel incapace di scrivere una vera legge sul Clima.
«La politica dell’esecutivo è stata così pessima che è dovuta intervenire la Corte costituzionale imponendo a Cdu, Csu e Spd le correzioni per salvaguardare le generazioni future. Durante l’estate Olaf Scholz si è reso conto che il suo strampalato piano per utilizzare il carbone fino al 2038 era fallito, e non ci stupiamo se sul punto ha mentito anche Armin Laschet. Per un’intera stagione li abbiamo costretti a parlare di Clima, ma i loro programmi sono ancora insufficienti» ricorda Neubauer. Prima di scandire ai manifestanti: «Oggi stiamo facendo la storia».
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