Test per chi arriva dalla Cina, demagogia più che prevenzione
Covid Il ministro Schillaci firma l’ordinanza: tornano i tamponi obbligatori per chi arriva dalla Cina, come nel 2020. Gli epidemiologi avvertono: i test sono inutili, meglio puntare sul sequenziamento. Ma i laboratori italiani non sono attrezzati
Covid Il ministro Schillaci firma l’ordinanza: tornano i tamponi obbligatori per chi arriva dalla Cina, come nel 2020. Gli epidemiologi avvertono: i test sono inutili, meglio puntare sul sequenziamento. Ma i laboratori italiani non sono attrezzati
Da oggi tutti i viaggiatori in arrivo dalla Cina dovranno sottoporsi a tampone antigenico. In caso positivo, scatterà il sequenziamento del tampone per identificare il ceppo virale e l’isolamento obbligatorio. Lo ha stabilito un’ordinanza firmata nella serata di ieri dal ministro della salute Orazio Schillaci. L’obiettivo principale è rilevare le varianti e «capire se sono già presenti sul territorio nazionale».
IL RIPRISTINO dei test era stato deciso già martedì per il solo aeroporto di Malpensa dall’assessore al welfare della Lombardia Guido Bertolaso. Risultato: nei primi due voli controllati le percentuali di passeggeri positivi erano del 38% e del 52%. Anche il collega laziale Alessio D’Amato e il presidente della Campania Vincenzo De Luca ieri avevano annunciato misure analoghe per Fiumicino e Capodichino. A quel punto è stato il ministro della salute Orazio Schillaci a prendere l’iniziativa. Torneranno i Covid Hotel? «Adesso ci organizziamo con le Regioni, lavoriamo con loro per questo» dice il ministro.
Sembra un ritorno al 2020, quando ministri e assessori speravano di tenere il virus fuori dall’Italia usando lo scolapasta dei controlli alla frontiera. Come allora, anche le regole odierne hanno un carattere più che altro demagogico, con una venatura di xenofobia. Non è un caso che le prime a muoversi siano state le regioni in campagna elettorale.
FILTRARE GLI ARRIVI alle frontiere, infatti, è impossibile in quanto la gran parte dei passeggeri dalla Cina – il 95% secondo una stima del Corriere della Sera – transita per altri Paesi prima di atterrare in Italia. Lo sa anche Schillaci, che ha inviato una lettera alla Commissione Ue per «avere un raccordo a livello continentale e estendere simili iniziative su tutto il territorio europeo». Peraltro, bloccare il virus alla frontiera con i test a tappeto non ha grande utilità, visto che sul territorio italiano circola indisturbato e il governo non sembra preoccuparsene: proprio ieri la maggioranza ha posto la fiducia sul decreto «anti-rave» che abroga il test antigenico in uscita dall’isolamento.
EPPURE TUTTI I PARTITI cavalcano il clima da cittadella assediata che permette alla politica di mostrare i muscoli. Lo fanno, com’è ovvio, gli esponenti della maggioranza. «Non va abbassata la guardia» dice il presidente del Veneto Luca Zaia. «Bene ha fatto il ministro Schillaci a disporre i tamponi obbligatori per chi arriva dalla Cina. Non dimentichiamoci come cominciò più di due anni fa». Plastico il dietrofront di un infettivologo di area come Matteo Bassetti: se alla vigilia di Natale invitava a non fare tamponi senza sintomi, ieri ha invocato «tamponi e quarantene a livello europeo a chi arriva dalla Cina». Ma anche i dem cadono nella trappola e, invece di smorzare l’allarme, offrono una passerella al governo. «Chiediamo che il ministro Schillaci possa essere in aula domani per riferire sulle azioni del governo. Ci troviamo nel mezzo delle vacanze di Natale, milioni di persone si spostano attraverso l’Italia e l’Europa. Siamo preoccupati» dice la responsabile sanità del Pd Beatrice Lorenzin.
QUALCHE EPIDEMIOLOGO prova a ragionare. «50 casi in più o in meno censiti non fanno nessuna differenza» segnala Andrea Crisanti (Pd). «Se questa attività dei tamponi non viene associata al sequenziamento è totalmente inutile». Il timore è che l’elevata circolazione del virus in Cina porti allo sviluppo di nuove varianti. Ma al momento anche questo sembra un pericolo remoto. Secondo Xu Wenbo, direttore dell’Istituto nazionale cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie virali intervistato dall’agenzia di stato Xinhua, «tutte le varianti individuate dall’inizio di dicembre appartengono al ceppo Omicron». Quelle più diffuse derivano dalla variante BA.5, che domina anche in Italia con oltre il 90% dei sequenziamenti secondo l’ultima indagine effettuata dall’Iss e risalente al 13 dicembre. «Se così stanno le cose, il rischio che dalla Cina arrivi una variante pericolosa è basso» spiega al manifesto l’epidemiologo Pierluigi Lopalco. «La probabilità che si accumulino abbastanza mutazioni da generare una variante più trasmissibile e pericolosa per la popolazione, è molto piccola. Inoltre, quella italiana è già in gran parte immunizzata dai vaccini o dal contagio». Il problema è che la nostra capacità di sequenziare i campioni virali è tra le più basse d’Europa. Negli ultimi sei mesi, nei laboratori italiani sono stati effettuati appena cento sequenziamenti al giorno in media, pochi rispetto a quanti ne prevede l’ordinanza.
L’ALLARMISMO PERÒ è contagioso quasi come il virus. Oltre all’Italia, Giappone, Corea del Sud e India hanno ripristinato i tamponi per chi arriva dalla Cina. Anche l’amministrazione Biden, secondo l’agenzia Bloomberg, sta prendendo in esame l’introduzione di nuovi controlli in entrata.
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