Tesori sotto le macerie. “Ma ricostruiremo”
Amatrice La direttrice del museo civico conta i danni. «Si può ricominciare alterando il meno possibile». Paura per l’opera più antica, una Madonna di Cossito del XIII secolo, «invidiata da tutte le collezioni del mondo»
Amatrice La direttrice del museo civico conta i danni. «Si può ricominciare alterando il meno possibile». Paura per l’opera più antica, una Madonna di Cossito del XIII secolo, «invidiata da tutte le collezioni del mondo»
«Confermato il collasso del museo civico di Amatrice»: si aggiorna la conta dei danni al patrimonio storico artistico dei borghi colpiti dal terremoto. La sede stessa del museo Cola Filotesio era un’opera d’arte, allestito com’era all’interno di una chiesa del 300 dedicata a Sant’Emidio, una delle più antiche di Amatrice. Si trovava nel centro storico e la prima scossa del 24 agosto l’ha danneggiato pesantemente, coinvolgendo nella rovina anche il patrimonio che conservava. Ottanta opere d’arte in tutto, ma di valore inestimabile, molte delle quali potrebbero essere andate perdute. «Sarebbe un danno incalcolabile», spiega la direttrice, l’architetto Brunella Fratoddi, che dal 2006 lavora qui. Giovedì scorso i carabinieri del nucleo tutela del patrimonio artistico hanno eseguito un primo sopralluogo per valutare l’entità dei danni e fotografare le macerie. La giornata di ieri Fratoddi l’ha vissuta al telefono, in contatto con le forze dell’ordine al lavoro sul campo e la protezione civile: la zona è isolata, non è possibile avvicinarsi senza autorizzazione per il pericolo di nuovi crolli. «I carabinieri – racconta – mi hanno inviato le immagini scattate al Museo. Non è venuto giù tutto, si tratta di un crollo parziale delle mura laterali. Da quello che vedo, dovrebbero essere state danneggiate alcune opere, la maggior parte dovrebbe essere salva e, comunque, spero si possa recuperare tutto attraverso il restauro. Credo che anche l’edificio possa essere restaurato».
Alla popolazione sta particolarmente a cuore la Sacra famiglia dipinta su tavola nel 1527 da Cola dell’Amatrice. «Una delle opere più preziose – ricorda la direttrice – è una tela del 500 di autore ignoto rappresentante una crocifissione con Santa Caterina e San Francesco e potrebbe essersi salvata». Ma l’elenco delle altre opere in pericolo è lungo. Tra queste una tavola del 1527 di Cola Filotesio oltre all’opera forse più antica, una Madonna di Cossito in stile bizantino risalente al XIII secolo. E un affresco che la direttrice non esita a definire unico, in cui la Vergine appena nata viene rappresentata nuda in un calice, ma con sembianza da adulta. La parete sulla quale si trovava è tra quelle che non ci sono più. «Opere che qualunque museo al mondo ci invidiava, opere uniche» prosegue la direttrice Fratoddi.
A giorni arriverà la relazione del carabinieri che permetterà una valutazione più completa dei danni e un elenco delle opere che si sono salvate e di quelle andate perse. Ma è chiaro fin d’ora che il danno è enorme. E non si limita al solo museo. «Il museo rappresenta la storia e l’identità della nostra gente ma la nostra zona – spiega Fratoddi – è detta delle “cento chiese”, solo ad Amatrice sono più di venti». Molte delle chiese risalivano al 400. «Un periodo d’oro per Amatrice, sia dal punto di vista culturale che economico, durante il quale venivano molti artisti, anche perché siamo un punto di incrocio per quattro regioni», prosegue Fratoddi.
Il borgo è uno dei più interessanti d’Italia spiega Alessandro Viscogliosi, docente di storia dell’Architettura a La Sapienza, coordinatore di un progetto sul censimento delle abitazioni storiche di Amatrice: «È una città medievale fondata ex novo, come Città ducale e Leonessa, il suo impianto urbanistico è il più interessante di tutti, un capolavoro. Speriamo si siano conservate almeno le case medievali». L’impianto urbanistico ricostruisce simbolicamente la graticola utilizzata per il martirio di San Lorenzo.
Viscogliosi mette a disposizione studi e studenti ma al momento non si può fare molto: «Bisogna aspettare che la terra smetta di tremare tanto, in questo momento non possiamo permettere a nessuna delle nostre squadre di entrare in azione» spiegava ieri Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del Mibact che coordina gli interventi. «La storia dei terremoti della dorsale appenninica – conclude Fratoddi – dimostra che anche da noi si può seguire il modello di ricostruzione adottato ad Assisi e Norcia nel 1997: ricostruire i centri storici lì dove erano con le tipologie preesistenti ma con tecniche antisismiche. Abbiamo tutta la documentazione necessaria per intervenire in modo da alterare il meno possibile Amatrice. Non vogliamo che succeda anche a noi quello che è successo a molti paesi intorno all’Aquila. Non vogliamo che venga dispersa la nostra comunità o il nostro patrimonio storico».
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