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Terza per contagi, la Russia riapre. A Putin la crisi fa più paura del Covid

Terza per contagi, la Russia riapre. A Putin la crisi fa più paura del CovidPersonale medico dell’ospedale Spasokukotskogo di Mosca – Ap

Pandemonio Superati i 221mila casi, 12mila solo ieri. Ma i conti non tornano: solo lo 0,9% di mortalità. E alcuni giornali mettono in dubbio la versione ufficiale e parlano di manipolazione

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 12 maggio 2020

In una giornata segnata da brutte notizie dal fronte coronavirus, Vladimir Putin ieri è tornato a rivolgersi ai russi in televisione per annunciare la fine del lockdown nazionale, già da oggi.

Una decisione a sorpresa e certamente sofferta ma dettata soprattutto da motivi economici: «Per troppi russi la qualità della vita di sé e dei propri cari dipende dal lavoro e così con oggi la quarantena è terminata, pur nel rispetto delle misure di sicurezza», ha dichiarato il presidente russo.

Il capo del Cremlino centellina i dati ma teme che il sistema economico possa cedere in autunno: «Il numero di disoccupati è raddoppiato nel giro di un mese», ha ricordato Putin.

Performance da paese ultraliberista in cui la libertà di licenziamento è totale e senza ammortizzatori sociali che non siano un modesto sussidio di 150 euro mensili.

Resta fuori solo Mosca che terrà chiuso fino a fine mese ma solo per il settore commerciale: il 18 i cantieri edili ripartiranno. Putin sente profumo di ripartenza in tutta Europa e vuole restare in scia, malgrado i numeri non gli diano ragione. Ieri i casi di infezione nel paese hanno superato i 221mila mettendo la Russia davanti alla Gran Bretagna e all’Italia e ponendosi così al terzo posto di questa tragica classifica, alle spalle solo della Spagna e degli Stati uniti.

Numeri pesanti se si pensa che il numero di contagiati di giornata era stato di circa 12mila. Ieri sera girava insistentemente la voce che a Mosca, per mancanza di posti negli ospedali cittadini, sarebbero stati aperti padiglioni mobili per Covid-19 presso il gigantesco centro espositivo Vdnk alla periferia della città e vicino allo stadio di calcio della Dinamo.

Ma i numeri che convincono davvero poco sono quelli dei decessi. Ieri Moscow Times ha pubblicato in anteprima i dati assoluti dei morti a Mosca registrati ufficialmente dal Municipio della capitale per il mese di aprile. Ne risulta che rispetto all’anno scorso il numero dei morti è stato superiore di 1.855 persone, cioè circa il triplo dei morti registrati ufficialmente per coronavirus nello stesso mese (658).

Il dato ufficiale complessivo per tutta la Russia parla di poco più di 2mila morti che ne farebbe il paese con la percentuale più bassa di deceduti al mondo, lo 0,9%, tra i paesi con più di 40mila casi accertati.

Gli esperti insistono però a dire che il tasso di mortalità per coronavirus in Russia sembra non plausibile. E non solo per le difficoltà che si presentano nel conteggiare correttamente la mortalità di una patologia tanto nuova. Novaya Gazeta ritiene che il bilancio delle vittime potrebbe essere assai più alto in quanto in Russia le autorità distorcono spesso le statistiche sulla mortalità.

Un ex dipendente di Rosstat, l’istituto di statistica dello Stato, ha dichiarato al giornale che in cui scriveva Anna Politokvaskaya che i dati conteggiati sarebbero manipolati dopo i decreti presidenziali di maggio e a seguito dei quali le regioni sono state obbligate a garantire la riduzione della mortalità.

«A causa dei decreti di maggio, le statistiche sulle cause della morte in Russia hanno smesso di riflettere la realtà. Il presidente ha annunciato obiettivi di guarigione impossibili, pertanto i ministeri regionali della sanità hanno iniziato a distorcere le cifre», afferma l’anonimo testimone interrogato da Novaya Gazeta.

Secondo Moscow Times del resto, il numero di morti sarebbe molto più alto di quello ufficiale non solo nella capitale ma in diverse regioni: a Sverdlovsk del 233%, a Saratov del 200% e a Ryazan del 60%.

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