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Terremoto, neve e gelo sull’Appennino. E la terra trema ancora

Terremoto, neve e gelo sull’Appennino. E la terra trema ancoraIl borgo di Amatrice, distrutto dal terremoto di agosto, sepolto dalla neve – LaPresse

Terremoto Da mesi, senza sosta, registrate decine di scosse. La più forte è arrivata a 3.3 gradi sulla scala Richter, giovedì mattina, con epicentro in provincia di Macerata

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 7 gennaio 2017
Mario Di VitoASCOLI PICENO

La neve sull’Appennino, in sé, è un fenomeno naturale, almeno d’inverno. Ma nelle zone terremotate basta davvero molto poco per trasformare qualche disagio in un’emergenza, l’ennesima. Da giovedì sul centro Italia ha cominciato a soffiare un vento gelido che, in breve, ha portato con sé anche la neve, dalla costa alle montagne, tra ghiaccio sulle strade e la colonnina di mercurio che raramente supera quota zero durante la giornata. Qualche miglioramento è previsto per la giornata di domani: le temperature resteranno rigide, ma almeno dovrebbe smettere di nevicare.

La situazione era prevista: sin dalla prima scossa – quella del 24 agosto, che ha demolito Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli – si è subito cominciato a dire che bisognava muoversi a sistemare i superstiti, perché l’inverno ci mette un attimo ad arrivare e i problemi aumentano così in maniera esponenziale.

Dei novemila assistiti dalla Protezione Civile, in 3.200 sono rimasti vicini ai propri paesi distrutti e ora sommersi dalla neve: situazione complessa, ma le strutture installate per l’accoglienza sono tutte munite di riscaldamento e dunque si resiste. In Umbria, dove alcune decine di persone ancora dormono in tenda o in roulotte in attesa delle sospirate casette di legno, la situazione si è fatta complicata soprattutto nella zona di San Pellegrino (nei pressi di Gualdo Tadino), dove la temperatura è calata anche a meno quindici gradi e il campo d’accoglienza è stato ricoperto dalla neve. La Protezione Civile ha provveduto comunque a sgomberare le vie di accesso e a offrire assistenza a chi ne aveva bisogno.
Forti disagi anche sulla parte marchigiana della Valnerina: qui, nella giornata di giovedì, la rottura di un mezzo spargisale ha lasciato sostanzialmente isolati Visso e Castelsantangelo e altri comuni più piccoli.

«È stata una giornata da dimenticare – questo il racconto del sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini –, soprattutto a causa delle carenze del piano neve dell’Anas: molti automobilisti sono rimasti bloccati perché i mezzi pesanti non ce la facevano a procedere ed erano costretti a mettersi di traverso sulla carreggiata. Quando la strada era gestita dalla Provincia di Macerata non ricordo criticità come queste».

Il problema riguarda soprattutto chi è stato alloggiato lontano dal proprio paese e deve tornarci ogni giorno per lavorare, macinando chilometri di strada. La difficile situazione della viabilità ha costretto diverse aziende a lavorare in maniera ridotta: ennesimo rallentamento in un processo di ritorno alla normalità che già sta procedendo a passo di lumaca.
L’Epifania ha comunque regalato anche una buona notizia al paese: nonostante l’ondata di maltempo sono state portate in salvo quasi tutte le pergamene rimaste sotto le macerie della sala del consiglio comunale, perché si continua a lavorare anche sulle macerie imbiancate. «Per noi è un patrimonio importantissimo», spiega ancora Pazzaglini.

Altri disagi, in compenso, vengono segnalati da Coldiretti, che lamenta l’enorme difficoltà che gli allevatori di bestiame sono costretti ad affrontare in queste condizioni proibitive. «Con le temperature a picco e l’aumentare dei disagi per le aziende – si legge in una nota – è importante l’arrivo e il completamento delle strutture previste dal decreto varato dal governo, risolvendo anche i problemi dell’allaccio di energia e acqua, così da permettere la continuità dell’attività di allevamento e, con essa, la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo».

Anche Amatrice è stata ricoperta da una coltre di neve da svariati centimetri: i vigili del fuoco continuano a lavorare senza interruzione all’interno della zona rossa, con qualche interruzione per uscire fuori e mettere in sicurezza la rete viaria, che è risultata percorribile senza eccessivi problemi anche durante le ore di bufera.
Intanto la terra continua a tremare, in uno sciame di assestamento che va avanti ormai da mesi senza sosta: decine di scosse, la più forte delle quali è arrivata a 3.3 gradi sulla scala Richter, giovedì mattina, con epicentro in provincia di Macerata. Il terremoto è stato avvertito quasi ovunque nel già provato fazzoletto di terra tra le Marche, l’Umbria e il Lazio. Ormai però nessuno sembra farci più caso.

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