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Terremoto, la manovra svuota gli uffici per la ricostruzione

Terremoto, la manovra svuota gli uffici per la ricostruzioneL'ufficio ricostruzione di Ascoli vuoto

Marche Il governo dimentica nella finanziaria i contratti in scadenza. Quando gli uffici hanno riaperto dopo le vacanze di Natale, al lavoro mancavano 113 persone in attesa del rinnovo. Ci vorranno settimane per sistemare la faccenda

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 10 gennaio 2019
Mario Di VitoASCOLI PICENO

«Ripassi a fine mese». È così che si sentono rispondere i terremotati che in questi giorni vanno negli uffici per la ricostruzione delle Marche. Già le pratiche vanno avanti con estrema lentezza – a oltre due anni dal sisma i cantieri privati aperti si contano sulle dita di due mani -, adesso, spiega l’assessore regionale marchigiano alla protezione civile Angelo Sciapichetti, «siamo alla paralisi».

Il motivo è da ricercare nel fatto che lunedì scorso, quando gli uffici hanno riaperto dopo le vacanze di Natale, al lavoro si sono presentati in 75 su 188 funzionari: a 113 persone infatti non è stato ancora rinnovato il contratto e ci vorranno settimane per sistemare la faccenda.

È dallo scorso mese di settembre che la Regione Marche chiede al governo di prorogare questi contratti, ma l’esecutivo gialloverde non ha mai preso in considerazione la proposta, sostenendo che ogni cosa sarebbe stata sistemata con l’approvazione della manovra. Il voto finale alla finanziaria, però, è arrivato soltanto il 30 dicembre, con i contratti che sono andati in scadenza il giorno successivo. Non c’è stato il tempo per rinnovare le convenzioni stipulate dalla Regione con le agenzie Invitalia e Fintecna, e così sessantatré funzionari si sono ritrovati senza contratto.

A questi bisogna aggiungerne quattro che erano a disposizione dell’Agenzia per la coesione territoriale e poi ancora altri quarantuno direttamente alle dipendenze della Regione.

«Ci dispiace che il governo non ci abbia ascoltati quando abbiamo chiesto la proroga dei contratti a settembre – conclude Sciapichetti -. Ci auguriamo che il personale, qualificato e da tempo formato per l’attività in questione, possa tornare immediatamente al lavoro per garantire il servizio a tutti i cittadini interessati».

La replica della senatrice pentastellata Patrizia Terzoni è debole: «Dal primo al 7 gennaio ci sono stati ben tre giorni lavorativi, perché la Regione non ha provato a fare qualcosa?». Bella domanda, peccato che la questione fosse sul tavolo da mesi. Dalle parti dei sindacati, infine, Luca Talevi della Funzione Pubblica della Cisl commenta amareggiato: «È un terremoto nel terremoto. Abbiamo oltre cento professionalità fondamentali che sono ferme a causa della finanziaria votata alla fine dell’anno e di normative non molto chiare sui contratti a tempo determinato. Fatto sta che le operazioni sono ferme, e i tempi sono già troppo lunghi».

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