Tende e lavoro, le promesse a un’Umbria in bilico
Sisma Il premier Renzi a sorpresa a Preci manda messaggi alla Ue. Il commissario Errani rassicura, la Regione manda le tensostrutture. Aumentano gli sfollati che accettano di trasferirsi in albergo
Sisma Il premier Renzi a sorpresa a Preci manda messaggi alla Ue. Il commissario Errani rassicura, la Regione manda le tensostrutture. Aumentano gli sfollati che accettano di trasferirsi in albergo
Il tremore è continuo, incessante: 800 le repliche da domenica. Ieri altre scosse (la più forte alle 8.57 con un 4.7) hanno danneggiato borghi già devastati. Le autorità fanno a gara per rassicurare i cittadini, terrorizzati dallo sfollamento e la perdita del tessuto socio-economico tradizionale. Il commissario alla ricostruzione Errani ha affrontato il tema centrale: il lavoro. Promette cassa integrazione per le aziende costrette a fermarsi, stalle per gli animali a partire dalla prossima settimana e venerdì il nuovo decreto legge che imposti le gare di appalto per la ricostruzione.
Ma la paura è visibile nelle proteste che da domenica investono i sindaci della Valnerina umbra. I 5mila sfollati umbri, di cui 3.300 seguiti dalla protezione civile, non vogliono andarsene. Per questo stanno arrivando altre tensostrutture (12-15 a Norcia, 2-4 a Cascia per circa 500 persone), dove passare le notti ormai gelide di novembre. Le tende collettive vengono montate in queste ore, con servizi igienici e cucine da campo.
A Norcia sono state poste nella zona industriale e vicino ai palasport. Lontano, dunque, dal centro storico: è zona rossa, non si entra tra le mura antiche dove lungo le vie strette i crolli non cessano e il 60% degli edifici è inagibile. Esattamente come a Cascia e a Castelluccio, dove non si arriva più nemmeno via terra: le 12 persone ancora nel paese vengono assistite con gli elicotteri.
E mentre Trenitalia mette a disposizione un treno con 420 posti-letto a Foligno, aumentano quelli che hanno risposto all’appello della Regione Umbria: «Siamo arrivati a 1.200 cittadini negli alberghi [del lago Trasimeno], lo consigliamo – ha detto ieri la presidente Marini – Stiamo gestendo la realizzazione di tende collettive a Norcia, Cascia e nelle frazioni, fornite di luce e riscaldamento. Ospiteranno chi ha deciso di rimanere. Ma il nostro è un vero appello: chi può usufruisca delle strutture alberghiere».
L’appello è legato alla tempistica dell’accoglienza: i container saranno disponibili solo a Natale, le casette di legno a primavera. Il premier Renzi, ieri pomeriggio, è arrivato a sorpresa a Preci dove ha partecipato alla messa. Qui, dice il sindaco Bellini, le tende collettive non servono: i 450 sfollati usano le strutture lascito del sisma del 1997, bungalow e centri di accoglienza. Renzi usa la figura del santo di Norcia («Oggi l’Europa è San Benedetto»), patrono del Vecchio Continente, per mandare un chiaro messaggio a Bruxelles: «Vorrei che non sfuggisse a nessuno l’entità del sisma. Faremo le cose per bene e con le procedure per la velocizzazione delle regole, ma ci vorrà comunque molto tempo. Ci vuole tanta energia, decisione, ma c’è la consapevolezza che non è facile».
Chissà se basterà a rassicurare territori particolari, comunità piccole e legate alla terra e ai suoi frutti. La paura dello spopolamento è dietro l’angolo e anche quella dell’abbandono: i turisti stanno già scappando, non solo dalle scosse in Valnerina ma anche dal resto dell’Umbria, dove di danni non se ne registrano. Simbolo della perdita resta l’abbazia di San Benedetto, crollata su se stessa dopo secoli di storia. È stato l’imprenditore umbro del cashmere Brunello Cucinelli a promettere la ricostruzione, a mettere sul tavolo i soldi per il restauro: ai frati, dice, ho dato la mia parola, ricostruiremo l’abbazia e «lo rifaremo con rapidità».
Al resto delle strutture religiose crollate o seriamente danneggiate – un patrimonio inestimabile che va da San Salvatore e Sant’Eutizio a Campi a Santa Rita a Cascia – penserà il Ministero dei Beni Culturali che ha annunciato la creazione di un team di ingegneri strutturisti per progettare la messa in sicurezza.
Ma la sensazione di precarietà non si smorza, con un terreno che letteralmente si sbriciola sotto i piedi. La paura per il futuro è amplificata da quella catena montuosa, l’Appennino, che si spacca a metà e dalla terra che cede. Fino a 70 centimenti: è il calcolo iniziale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, secondo il quale dopo il sisma il suolo si è abbassato da un minimo di 20 centimentri fino ai 70 di Castelluccio.
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