Il ministero della difesa israeliano ha annunciato lunedì che Israele ha battuto il suo record assoluto di export d’armi per il terzo anno consecutivo, vendendole per oltre 13 miliardi di dollari nel 2023. Fra i principali acquirenti ci sono i paesi dell’Asia e del Pacifico, con 48% delle esportazioni totali, seguiti dall’Europa (35%) e dal Nord America (9%). Gli acquisti d’armi di Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Marocco scendono dal 24% del 2022 fino al 3%. La vendita di sistemi di difesa aerea, che rappresenta il 36% delle transazioni totali, è in forte aumento: 17 punti percentuali rispetto al 2022.

Il Ministro della Difesa Yoav Gallant festeggia questo primato come un «certificato d’onore» delle industrie di difesa del paese, nonostante siano impegnate nella devastazione ininterrotta di Gaza.

NON È LA PRIMA volta che la vendita delle armi israeliane e il numero di morti in Palestina seguono una tendenza parallela: secondo il giornalista e scrittore Antony Loewenstein, è la performance bellica nei territori palestinesi occupati a determinare gli export delle industrie della difesa israeliane.

Durante la guerra a Gaza fra il 2008 e il 2009 vengono collaudati in battaglia i droni Heron Tp Eitan – i più grandi veicoli senza pilota (Uav) d’Israele – che sono fabbricati dall’Israel Aerospace Industries (Iai). Fra il 2008 e il 2011 l’Iai vede aumentare la richiesta dei droni Eitan in almeno dieci paesi. Secondo il rapporto di Drones War UK del 2014, l’India comprò in quel periodo più di 34 droni Eitan, seguita da Francia e Brasile. Loewenstein spiega che le armi usate da Israele in ogni guerra contro Gaza sono state poi puntualmente pubblicizzate sul mercato internazionale, riscontrando un boom delle vendite. Gli export degli Uav iniziano a crescere esponenzialmente dopo la guerra contro Gaza del 2014, quando l’azienda israeliana Elbit promuove i suoi Uav Hermes come «combat-proven» (testati sul campo di battaglia), descrivendoli come gli assi nella manica delle operazioni antiterroristiche delle Idf.

L’ESPERTO di geopolitica Zoran Kusovac riferisce ad Al-Jazeera che ciò che rende le armi e le tecnologie israeliane così attraenti per gli altri paesi è proprio il fatto che sono testate sui palestinesi invece che nei laboratori.

Un altro fattore che spiega l’importanza del mercato delle armi israeliane è la mancanza di controlli: Israele non ha firmato il Trattato sul Commercio delle Armi, secondo il quale è proibito vendere armi a paesi che potrebbero utilizzarle per crimini contro l’umanità.

In un comunicato del 2023, il portavoce del ministro della salute di Gaza afferma che, dall’inizio del genocidio contro i gazawi, le bombe israeliane hanno causato gravi ustioni mai osservate in conflitti precedenti. Loewenstein riferisce all’agenzia di stampa turca Anadolu che anche il conflitto attuale costituisce un’occasione per Israele di collaudare le sue armi. Intanto la Francia ha deciso di escludere le aziende israeliane da Eurosatory – la fiera internazionale della sicurezza che si sta tenendo in questi giorni – per via delle devastanti operazioni militari nella striscia di Gaza, facendo sperare che l’impunità di Israele non passi più inosservata.