Tassi dal 9,5 al 20%, mutui agevolati, limiti su alcuni beni
Economia di guerra Sulla stampa russa è palpabile la consapevolezza di quello che sta accadendo. Il timore che il quadro finanziario possa deteriorarsi ulteriormente è presente, come la convinzione che, in qualche modo, bisogna correre ai ripari.
Economia di guerra Sulla stampa russa è palpabile la consapevolezza di quello che sta accadendo. Il timore che il quadro finanziario possa deteriorarsi ulteriormente è presente, come la convinzione che, in qualche modo, bisogna correre ai ripari.
Dopo il primo pacchetto di sanzioni varato dalla Ue, siamo stati in molti a ritenere che avrebbero avuto un effetto limitato sull’economia russa. Poi, con l’esclusione di alcune banche dal sistema Swift e il congelamento delle riserve sui conti esteri, è cambiato tutto.
Sulla stampa russa è palpabile la consapevolezza di quello che sta accadendo. Il timore che il quadro finanziario possa deteriorarsi ulteriormente è presente, come la convinzione che, in qualche modo, bisogna correre ai ripari. Un primo provvedimento è stato quello della Banca Centrale di alzare il «tasso guida» dal 9,5 al 20%. Non potendo intervenire efficacemente sul mercato dei cambi con le riserve in valuta estera, si è tentato di attirare e trattenere gli investitori facendo leva su rendimenti più sostanziosi. Il tasso di rifinanziamento principale (il prezzo del denaro per le banche commerciali) è comunque una sorta di «paradigma» del sistema dei tassi. Le sue variazioni influenzano tutti gli altri tassi a lungo termine.
Un «tasso guida» alto significa tassi di interesse più alti sui prestiti (mutui ipotecari, credito al consumo), ma anche sui depositi. Situazione molto diversa pertanto tra chi i soldi li chiede e chi li deposita. Infatti, il messaggio del governo ai risparmiatori è questo: non scappate, non provate a scambiare rubli con dollari o euro, approfittate dei rendimenti eccezionali sui depositi che la situazione offre.
E per i mutui? Visti i tassi proibitivi (fino al 18%), la maggior parte delle banche ha chiuso i rubinetti. Vengono prolungate però alcune agevolazioni in conto interessi per mutui rivolti a giovani coppie con figli piccoli, per appartamenti in nuovi edifici, per cittadini che vivono nell’estremo oriente del paese, per chi vive in campagna (tassi dal 2 al 6%).
Ma per alcuni cittadini un problema resta: i conti aperti presso le banche scollegate da Swift. A questi si sta dicendo semplicemente di cambiare banca, qualora abbiano la necessità di fare transazioni con l’estero (per le transazione interne non serve Swift), ovvero di spostare i propri soldi sui conti delle banche non colpite dalle sanzioni (si mette nel conto il fallimento degli istituti sanzionati?). Sono le banche che continuano a fare affari con l’Occidente, in particolar modo nei settori del gas e di altre materie prime. Settori, è bene ricordalo, che al momento rappresentano la principale fonte di approvvigionamento di valuta pregiata per il paese (incombe però la minaccia d’embargo sul petrolio, che per il 50% circa è venduto in Europa).
Poi c’è il capitolo carte di credito. Visa e Mastercard hanno sospeso i propri servizi in Russia, ma questo non comporta che con le carte emesse da istituti locali non si possano fare più pagamenti interni e prelievi di contante (nel paese le transazioni vengono elaborate nel National Payment Card System). Il problema è per chi deve prelevare dall’estero e per chi deve traferire soldi all’estero (o dall’estero). Perciò la linea è quella di sostituire queste carte con carte di credito cinesi che sono accettate in 180 paesi del mondo. Tutte le banche russe in questi giorni stanno infatti emettendo carte di pagamento UnionPay (sistema noto anche come China UnionPay), la rete di carte di credito più grande del mondo, con più di 7 miliardi di utenti.
E l’economia? Oltre ai problemi legati al credito, al rublo e all’inflazione, altre difficoltà si stanno aggiungendo per l’abbandono o la sospensione delle attività e della produzione da parte di aziende straniere e per il blocco all’importazione di alcuni prodotti, soprattutto tecnologici. Ma il cerchio non è chiuso del tutto. A parte quello cinese, ci sono ancora dei canali aperti (con alcune aziende hi tech della Corea del Sud, ad esempio).
Intanto c’è chi pensa di speculare sui beni di prima necessità. Negli ultimi giorni c’è stata una corsa ad acquistare beni calmierati dallo stato (zucchero, farina, uova, cereali, carne), nella previsione che inizieranno presto a scarseggiare e sul loro prezzo si potrà speculare. Motivo per cui sono state introdotte delle limitazioni all’acquisto simultaneo di alcuni prodotti (massimo 10 kg o 10 pezzi).
Un clima da economia di guerra, mentre sullo sfondo c’è lo spettro del default. Ma la decisione di pagare in rubli le cedole sui titoli in valuta estera non risolve il problema, visto che molti dei contratti in essere non prevedono questa opzione. Sarebbe comunque una dichiarazione di insolvenza.
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