È Rinaldo Melucci il nuovo sindaco di Taranto. L’ex primo cittadino, la cui amministrazione cadde nel novembre dello scorso anno a causa dello scioglimento anticipato del consiglio comunale dopo le dimissioni di 17 consiglieri, ha stravinto il confronto con il candidato del centrodestra Walter Musillo.

Nonostante la lentezze dello spoglio – ieri in tarda serata i dati ufficiali coprivano appena il 30% delle sezioni – Melucci stazionava stabilmente al 61%, con il rivale Musillo fermo al 30%. Un successo che porta innegabilmente la firma del governatore Michele Emiliano, che ha a lungo lavorato per la composizione di quel campo largo progressista che, nella mente di molti, dovrà essere lo schieramento con cui si dovrà sfidare il centrodestra alle politiche del 2023.

Un campo largo dove il Partito Democratico continua ad essere il faro e il traino della coalizione – a Taranto è di gran lunga il primo partito – e dove si dovrà fare i conti con l’emorragia di voti del Movimento 5 Stelle in netto calo anche nella città dei Due Mari (bloccato al 4%), dopo l’exploit delle politiche del 2018 e il buon risultato delle amministrative nel 2017.

Così come non si può non sottolineare la fatica dei Verdi, fermi al 3,5%, anche in una città come Taranto dove il problema ambientale e le ricadute sanitarie sono conclamate da anni. Con le liste civiche di gran lunga più avanti nelle percentuali, a dimostrazione che l’aver inglobato il civismo sia stata la vera mossa vincente del decennio emilianiano.

Grande delusione nel centrodestra, che non governa a Taranto da ben 16 anni, e dove ha inevitabilmente pesato il fatto che il candidato Musillo fosse, per molti elettori di destra, ancora troppo legato al suo passato progressista. Per anni un simbolo del Pd locale di cui è stato anche segretario provinciale, nonché candidato alle regionali pugliesi del 2020 in una lista civica che appoggiava il governatore Emiliano.

Senza dimenticare che fu proprio Musillo nel 2017 a proporre al Pd la candidatura di Melucci (l’amicizia tra i due si ruppe sul finire della campagna elettorale del 2017). E certamente non poteva addolcire gli elettori di destra, il fatto che fu anche Musillo a togliere l’appoggio all’amministrazione Melucci causandone la caduta. Bassissime le percentuali per la Lega, che qui correva sotto il nome «Prima l’Italia» ferma al 2,6%, di Forza Italia poco al di sotto del 5%, poco meglio Fratelli d’Italia vicina all’8%.

Una sorta di grande rivincita per Melucci dunque, che a caldo ha dichiarato: «Questa Città si è dimostrata matura e consapevole delle trasformazioni messe in atto in questi anni, attraverso il lavoro con la Regione Puglia e gli altri enti istituzionali. Siamo molto contenti. Questa città vuole continuare a cambiare la sua storia e non vuole tornare indietro. Il nostro è un progetto importante, la città ha colto il nostro messaggio, è una vittoria in cui speravo. Adesso ci rimetteremo subito al lavoro».

A fargli scudo tra la folla festante, il governatore Michele Emiliano. Che ha tenuto a sottolineare come quello di Taranto sia «uno dei risultati più importanti del Paese. Qui ha vinto la coalizione che c’è nel campo progressista in Italia. Adesso si tratta di considerare l’importanza che questo risultato rischia di avere per il resto del Paese perché è una formula di governo che funziona, grazie all’integrazione con il civismo e il M5S. Questa è una città che ha tanto credito nei confronti dell’Italia, che adesso gli va restituito. Speriamo che a Roma prendano in considerazione ciò che è avvenuto qui oggi».