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Taiwan, il ruolo diplomatico dei semiconduttori

Taiwan, il ruolo diplomatico dei semiconduttoriLafabbrica di Tsmc a Nanjing, in Cina – Ap

Asia In occasione della visita di Nancy Pelosi, il presidente del principale produttore taiwanese Tsmc, Mark Liu, rilascia un'intervista "strategica" alla Cnn: «Un’eventuale invasione renderebbe le nostre strutture non operative»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 3 agosto 2022

All’interno delle complesse regole d’ingaggio tra Pechino e Taipei, c’è una variante dall’importanza cruciale: quella dei semiconduttori. Taiwan gioca un ruolo fondamentale all’interno di questa partita, mantenendo ben oltre il 50% dello share globale del comparto di fabbricazione e assemblaggio. All’interno di questo panorama, il grande dominatore è la Tsmc (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company). Secondo indiscrezioni, i suoi manager dovrebbero essere presenti al pranzo business che si svolge al Grand Hotel alla presenza di Nancy Pelosi. Un incontro che avverrebbe nel contesto del passaggio del Chips Act a Washington, con Tsmc chiamata a giocare un ruolo con l’apertura di uno stabilimento in Arizona nel 2024.

MARK LIU, il presidente del colosso di Hsinchu, è intervenuto nel mezzo delle tensioni sullo Stretto con una rara intervista alla Cnn. E ha avvertito: «Un’eventuale invasione renderebbe le nostre strutture non operative. Sono molto sofisticate e dipendono da una connessione in tempo reale col mondo esterno: Europa, Giappone, Usa» Messaggio a Pechino, a cui i microchip made in Taiwan servono ancora: «Nessuno può controllare Tsmc con la forza».
Secondo Liu, un conflitto non vedrebbe vincitori ma provocherebbe «una grande crisi economica» anche nella Repubblica Popolare. Per poi passare a un tentativo di dialogo: «Spero che non saremo discriminati perché siamo vicini alla Cina. A prescindere dal rapporto con la Cina, Taiwan è Taiwan».

TSMC RIBADISCE il suo ruolo nel contesto delle relazioni tra le due sponde dello Stretto, che non è solo commerciale o tecnologico ma anche diplomatico. In assenza di dialogo tra i due governi, sono proprio i colossi tech taiwanesi a fare da “ambasciatori”. Lo dimostra l’acquisto di dieci milioni di dosi di vaccino Pfizer dalla cinese Fosun Pharma nel 2021, così come la continua cooperazione con le aziende tecnologiche cinesi. Negli scorsi mesi, Tsmc ha fornito alla cinese Oppo le tecnologie per lo sviluppo di chip a 3 nanometri, più avanzati rispetto a quelli a 5 nanometri che verranno sviluppati in Arizona. Anche la SiEngine Technology, azienda di Wuhan specializzata nel design di chip dedicati all’automotive, utilizzerà prodotti targati Tsmc.

DEI 300 MILIARDI di dollari di importazioni cinesi nel settore, la maggior parte hanno come mittente Taipei. Il mantenimento di questo cordone tecnologico rappresenta una leva diplomatica non ufficiale ma fondamentale a disposizione di Taipei. Più volte i nazionalisti cinesi hanno chiesto l’invasione per «prendersi la Tsmc», qualora smetta di rifornire di chip la Repubblica Popolare. La tensione sullo Stretto sta avendo un effetto diretto sul mercato globale dei semiconduttori. «Le prospettive del commercio in Asia probabilmente peseranno sui semiconduttori, dato che la maggior parte della produzione mondiale proviene da Taiwan», ha dichiarato Michael Hewson, analista capo dei mercati presso Cmc Markets Uk, alla Reuters. Ieri i titoli di riferimento sono nettamente calati.

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