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Sviluppo Italia, l’insostenibile pesantezza dell’essere

Sviluppo Italia, l’insostenibile pesantezza dell’essereIl corteo del l Friday for future; in basso Enrico Giovannini – LaPresse

Cambiamento climatico Nel Rapporto Asvis il mancato rispetto degli impegni: gli obiettivi di sviluppo sostenibile di Agenda 2030 fermi al palo, ritardi su energia, agricoltura e mari

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 5 ottobre 2019

Manca ancora, in Italia, «una chiara strategia di attuazione dell’Agenda2030», quella che va declinata per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Lo spiega il nuovo rapporto Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, presentatato ieri a Roma. Così, anche se «si rilevano segnali incoraggianti, come l’impegno del nuovo governo a dotarsi di un’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile, a orientare le politiche a favore della green economy, dell’economia circolare e della lotta alle disuguaglianze, comprese quelle di genere», come spiega nell’introduzione il presidente Asvis Pierluigi Stefanini.

STATISTICHE ALLA MANO L’ITALIA peggiora in 6 Obiettivi – povertà, alimentazione e agricoltura sostenibili, acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari ed ecosistemi terrestri -, è stabile per l’educazione e lotta al cambiamento climatico, e migliora in 9 aspetti (salute, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, innovazione, disuguaglianze, condizioni delle città, modelli sostenibili di produzione e consumo, qualità della governance e cooperazione internazionale).

L’ITALIA È LONTANA DAL SENTIERO scelto nel 2015, quando si è impegnata ad attuare l’Agenda 2030 e l’Accordo di Parigi per la lotta al cambiamento climatico. Non siamo i soli, come documentato durante la recente Assemblea generale delle Nazioni Unite: a quattro anni dall’adozione dell’Agenda 2030, le misure adottate dai singoli governi, dal settore privato e dalle organizzazioni internazionali non appaiono all’altezza della sfida. «Per 21 dei 169 target previsti dall’Agenda 2030 il cui raggiungimento è fissato entro il 2020, il Rapporto Asvis 2019 rivela un Paese in evidente ritardo» sottolinea Stefanini.

TRA I PRINCIPALI SEGNI MENO, vi è l’Obiettivo 1, che vede in aumento povertà assoluta e povertà relativa, che ormai riguardano rispettivamente l’8,4% e il 15,6% della popolazione, il dato più alto del periodo 2010-2017. Tra gli individui in povertà assoluta si stima che i giovani di 18-34 anni siano 1 milione e 112mila, il valore più elevato dal 2005.

PER QUANDO RIGUARDA l’Obiettivo 11, legato all’ambiente urbano, il confronto con il dato del 2010 è negativo, anche se negli ultimi tre anni Asvis registra un miglioramento degli indicatori relativi al riciclo e alla quota di rifiuti conferiti in discarica sul totale della raccolta, oltre alla diminuzione del numero di persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali o problemi di umidità. A peggiorare nell’arco ditutta la serie storica è invece l’indice di abusivismo edilizio, che cresce di otto punti percentuali rispetto al 2010.

LA QUALITÀ DEI NOSTRI MARI (Obiettivo 14) è in discesa dal 2015, in particolare a causa dell’aumento dell’attività di pesca e del sovrasfruttamento degli stock ittici, il cui dato si attesta all’83,3% rispetto ad una media europea del 42.

Per quanto riguarda invece la qualità dei suoli (Obiettivo 15), l’indicatore è caratterizzato da una tendenza estremamente negativa, a causa del’auento della copertura del suolo. Migliora l’indice di boscosità, il cui andamento è però dovuto al progressivo abbandono dei terreni agricoli, il che non rappresenta una buona notizia.

IN ATTESA DEL GREEN NEW DEAL promesso dal governo, e a margine delle grandi manifestazioni del Climate Strike, Asvis invoca alcune misure urgenti sul fronte dei cambiamenti climatici: l’introduzione di una carbon tax, per dare un prezzo certo ed equo alle emissioni di gas serra; una sostanziale revisione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec), che porti il taglio delle emissioni di gas serra al 55% al 2030 e lo integri nella nuova strategia europea di azzeramento delle emissioni nette entro il 2050; l’uscita dal carbone entro il 2025; la decarbonizzazione del settore dei trasporti. Le misure toccano però tutti gli ambiti dello sviluppo sostenibile: si chiede, ad esempio, di rafforzare la progressività effettiva del sistema fiscale nel suo complesso, tenendo conto degli effetti redistributivi dell’attuale sistema di esenzioni, deduzioni familiari, detrazioni e regimi speciali.

Il Rapporto, alla quarta edizione, è realizzato grazie al contributo dei 600 esperti delle oltre 220 organizzazioni aderenti all’Asvis. «Siamo incoraggiati dai risultati della nostra attività di sensibilizzazione a livello europeo e nazionale – sottolinea il Portavoce dell’Asvis Enrico Giovannini -. La nuova Commissione intende mettere l’Agenda 2030 al centro della propria azione e ha recepito alcune delle proposte avanzate dall’Asvis a maggio, tra cui una responsabilità diretta di ciascun Commissario per raggiungere gli Obiettivi di propria competenza e il ridisegno del Semestre europeo intorno all’Agenda 2030.

LA PRESIDENTE DELLA Commissione (Ursula von der Leyen, ndr) ha proposto un programma di azione per il prossimo quinquennio che ruota intorno ad una visione in cui politiche economiche, sociali e ambientali appaiono coerentemente orientate all’obiettivo di fare dell’Europa il primo continente carbon-neutral e leader globale dell’economia circolare. In questo quadro, però, l’Italia deve fare la sua parte e prepararsi adeguatamente. È per questo che chiediamo con urgenza una legge annuale per lo sviluppo sostenibile, politiche integrate e azioni concrete a partire dalla prossima Legge di bilancio», la cui discussione inizierà nelle prossime settimane.

NEL SUO INTERVENTO GIOVANNINI segnala anche il crescente impegno della società civile, delle imprese e del mondo della finanza: «Lo sviluppo sostenibile – sottolinea l’ex presidente dell’Istat – si sta affermando sempre di più come paradigma per guidare le imprese nel trasformare i rischi in opportunità. Da parte sua, la società italiana, anche grazie all’impegno dei giovani, ha ormai preso coscienza dei problemi che abbiamo di fronte e domanda interventi urgenti, che operino una ‘giusta’ transizione ecologica, realizzata proteggendo i più deboli e riducendo le disuguaglianze».

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