Suprematisti e neonazisti in partenza contro Putin
Da quando Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina, neonazisti e nazionalisti bianchi provenienti dal mondo occidentale hanno invaso i canali social e Telegram dell’estrema destra per organizzare viaggi in macchina e strategie su come attraversare il confine tra Polonia e Ucraina e unirsi alla lotta contro la Russia. Il fine non è schierarsi in difesa dell’Ucraina sotto attacco, rispondendo all’appello del presidente Zelensky.
Ciò che l’estrema destra vede in questa guerra è un’opportunità per mettere in atto fantasticherie di violenza e supremazia e la visione di uno Stato etnico ultranazionalista da trasformare in un modello esportabile in tutto il mondo.
Di sicuro ad attrarre queste forze di destra verso gli oppositori di Putin non è la difesa di un Paese multietnico guidato da un presidente ebreo. Il movimento, come ricostruisce un’inchiesta del Washington Post del 14 marzo, non è passato inosservato e ha messo in allarme i funzionari dell’antiterrorismo internazionale che stanno prestando attenzione ai rischi posti dall’arrivo in Ucraina di volontari provenienti da tutto il mondo.
Si parla di 20mila combattenti stranieri provenienti da 52 Paesi: canadesi, americani, britannici, nigeriani, membri della onnipresente Legione nazionale georgiana e molti altri che si stanno dirigendo verso il peggior conflitto in Europa da decenni.
Alcuni media hanno descritto folle di combattenti di estrema destra che vedono questa guerra come una sorta di jihad neonazista; altri l’hanno dipinta come una destinazione per i veterani della «guerra al terrore» che cercano di combattere in un conflitto “giusto”.
Certo è che negli ultimi anni, gli estremisti della supremazia bianca e neonazista globale hanno già cercato formazione ed esperienze di combattimento unendosi alle milizie di difesa ultranazionaliste in Ucraina. Già nel 2020 un ex marine, membro del gruppo neonazista statunitense The Base, si era unito allo sforzo bellico ucraino prima di essere espulso dal Paese.
Negli ultimi otto anni fazioni di combattenti ucraini sono state collegate a movimenti suprematisti bianchi o neonazisti, inclusi alcuni membri del battaglione ultranazionalista Azov, che in Ucraina ha combattuto contro i separatisti filo-russi nel 2014 e alla fine è diventato un braccio volontario della Guardia National.
Con l’escalation del conflitto i membri di Azov hanno pubblicato un video mentre cospargevano i proiettili nel grasso di maiale e avvertivano i soldati musulmani russi, probabilmente quelli della Cecenia a maggioranza musulmana, che se colpiti non sarebbero mai andati in paradiso.
È chiaro che Putin ha strumentalmente esagerato il fatto che una minoranza di combattenti ucraini abbia legami con l’estremismo di destra, tentando di descrivere l’intero Paese come bisognoso di «denazificazione», il che è palesemente falso, per una nazione dove nel 2019 i partiti nazionalisti di destra hanno raccolto solo il 2% dei voti.
Tuttavia il conflitto ha chiaramente creato un’opportunità per gli estremisti di reclutare combattenti stranieri, suprematisti bianchi che cercano addestramento e connessioni internazionali. I leader delle milizie di estrema destra hanno reagito all’invasione russa raccogliendo fondi online, reclutando combattenti e pianificando viaggi in prima linea.
C’è anche il rischio che combattenti non politicizzati si radicalizzino una volta in Ucraina e tornino nei loro Paesi d’origine con un addestramento militare aggiuntivo e abilità di combattimento tattico, in modi già descritti come la creazione di un «hub nella rete transnazionale dell’estremismo della supremazia bianca».
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