Non si può far altro che dire che sull’immigrazione dobbiamo cambiare tutto. E che quel che si è visto in questi mesi e in questi giorni lungo i tratti più o meno europei di rotta balcanica è qualcosa che domanda un’assunzione di responsabilità collettiva. Affinché venga ribaltato l’ordine delle priorità. Può perfino paradossalmente apparire come una formula autoconsolatoria, una sorta di macabro «mal comune mezzo gaudio», tuttavia è corretto affermare che davvero pochi possono dire di avere la coscienza pulita quando si deve affrontare il tema delle scelte che riguardano il «governo dei flussi». Il piccolo e arcigno cordone di...