La rabbia o la delusione di milioni di persone, gran parte delle quali rifiuta la scheda elettorale rifugiandosi nell’astensionismo, ha come fondamento il generale senso di precarietà. Che pesa sulla condizione materiale di vita. Crescono le diseguaglianze, cala il potere d’acquisto, difficile trovare un lavoro dignitoso, uno stipendio giusto, avere una casa adeguata e, anche se li hai, garantire lo studio ai propri figli. Questa rabbia diventa solitudine e, se non c’è speranza di cambiamento, si trasforma in odio.

La destra ha cavalcato la rabbia e ha vinto, ma la mia opinione è che, dopo alcuni mesi di attività, il Governo non riesca a ricostruire speranza.

È palese come in questo primo scorcio di legislatura, quello che emerge da parte della destra di governo siano più le difficoltà e gli errori che non l’attuazione di politiche per costruire il futuro. Siamo isolati nel mondo e in Europa contiamo di meno. Addirittura su pilastri identitari quello che prevale sono le difficoltà a portare avanti politiche coerenti. Dio, Patria e famiglia? Quale Dio giustifica il trionfo delle discriminazioni contro i più deboli, i poveri o gli immigrati. Il cinismo di fronte alle vite perse in mare? Patria? Come può promuovere questo valore la destra che la Nazione la vuole dividere con la legge su l’autonomia?

E cosa sta producendo se non l’isolamento e un’Italia più debole, un’idea distorta di patriottismo come forma di antagonismo all’Europa? Famiglia? Quale? Se non si parte dall’amore che dovrebbe essere alla base di qualsiasi forma di unione? Sicurezza? Quale? Dimenticata da una classe politica che ha usato la paura come potente leva per costruire il consenso. Una società diseguale per sua caratteristica è una società più insicura. Il rischio di questa deriva è noto, un riflesso antico che porta a confondere il concetto di sicurezza con quello di ordine.

Sicurezza sul lavoro o sociale o sulla sanità? No. Sicurezza diventa il decreto rave scritto in velocità dopo un evento del quale non si era accorto nessuno e diventa silenzio di fronte alle violenze squadriste davanti a un liceo di Firenze.
E poi le gaffes tra battute amare, ai casi Donzelli o Anastasio. Più in generale, un fastidio nei confronti delle regole e di chi si oppone o obietta.

La destra ha vinto, ma non sempre sembra aver capito che nelle democrazie occidentali questo implica il diritto a governare, ma non a comandare. Qui si apre uno spazio di iniziativa che il Pd con Elly Schlein ha iniziato a costruire. Chiarezza nella battaglia e coerenza delle posizioni e delle politiche per rimettere al centro del dibattito le persone e un nuovo modello di sviluppo attento a creare giustizia.

Il Pd è la forza più credibile a occupare questo spazio. La destra lo ha promesso, ma non lo fa o non riesce a farlo. Le altre forze delle opposizioni svolgono un ruolo di rappresentanza delle loro identità che è cosa molto diversa dallo svolgere una funzione di inveramento dei valori costituzionali, come invece proprio la Carta ci chiede.

Rimuovere gli ostacoli che impediscono la realizzazione della persona. Questo significa capire come produrre ricchezza e distribuirla all’insegna della giustizia sociale e per ridurre le disuguaglianze. Tutte le opposizioni, per essere credibili, si convinceranno o saranno costrette ad aprire una fase di più forte convergenza a partire dai contenuti. Siamo agli inizi, e il Pd fa bene a collocarsi qui: contenuti e vocazione unitaria. Credo sia la strada giusta.