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Sulla nave Geo Barents tra i soccorsi senza sosta

Geobarents, foto MSFUno dei soccorsi di Msf – Msf/Twitter

Deriva destra Rotta tunisina, Msf salva 471 persone. L’organizzazione umanitaria contribuisce a ridurre la forte pressione sulla piccola isola

Pubblicato circa un anno faEdizione del 17 settembre 2023
Simone GavazziA BORDO DELLA GEO BARENTS

Un soccorso dietro l’altro in un mare pieno di barchini. Appena alcuni naufraghi sono portati al sicuro, altri chiedono aiuto. La nave Geo Barents di Medici senza frontiere si trova lungo la rotta tunisina e ieri ha rincorso senza sosta le persone in difficoltà.

In serata i conti dicono che l’equipaggio ha realizzato 11 salvataggi e assistito altre quattro barche in attesa delle motovedette italiane. A bordo sono salite 471 persone. A un’altra settantina sono stati distribuiti giubbotti di salvataggio ed è stato fornito aiuto. I barchini erano partiti dalla Tunisia, quasi tutti dalla città di Sfax. Le autorità italiane hanno assegnato il porto di Bari.

Il primo intervento è avvenuto intorno alle due di notte tra venerdì e sabato. Gli altri sono stati realizzati in contatto con la guardia costiera italiana. Che però una volta raggiunto il numero massimo di persone previste dal certificato di classe della nave avrebbe voluto che questa evitasse di imbarcare nuovi naufraghi, limitandosi a monitorarli nell’attesa delle motovedette italiane.

Una richiesta di difficile interpretazione visto che gli uomini della guardia costiera si ritrovano sotto forte pressione quando aumentano le partenze e la Geo Barents è in grado di ospitare moltissime persone, anche più di 600. Secondo le normative internazionali, del resto, i naufraghi non vanno equiparati a passeggeri e fanno eccezione a quanto previsto dalle certificazioni.

Tanto che le stesse autorità hanno successivamente chiesto di portare al sicuro sui ponti della grande nave umanitaria altri migranti. Troppe le imbarcazioni in pericolo e grande l’aiuto che la Ong poteva dare. Non si può escludere che su tale comportamento pesino pressioni politiche rispetto al ruolo delle organizzazioni non governative e alla possibilità che queste, agendo sotto il coordinamento della guardia costiera, possano anche contribuire ad allentare la pressione su Lampedusa.

L’unico modo per ridurre gli sbarchi autonomi sulla piccola isola, infatti, è realizzare i soccorsi in alto mare e portare i migranti in luoghi più adatti, dove i numeri non pesano come in un lembo di terra di 20 chilometri quadrati in cui vivono meno di 6mila persone.

È esattamente quello che ha fatto nella notte tra venerdì e sabato la nave Diciotti della guardia costiera: salvate 700 persone al largo della maggiore delle Pelagie ha rivolto la prua verso Reggio Calabria. Lì finalmente i naufraghi potranno toccare terra.

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