Oggi, giorno delle elezioni generali, 27,8 milioni d i sudafricani porteranno nei seggi la rabbia che da alcuni anni si sta accumulando per i disagi dovuti ai tagli delle forniture elettriche (strategicamente ridotti prima del voto), per la corruzione e per i crescenti indici di disoccupazione (secondo i dati del primo trimestre 2024 il 45,5% dei sudafricani tra i 15 e i 34 anni è disoccupato).

SONO SOLO UN RICORDO le chilometriche file di elettori neri che nel 1994 si recavano alle urne dopo la fine dell’apartheid. Trent’anni dopo, l’African National Congress (Anc) potrebbe per la prima volta perdere la maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale ed essere costretto a un governo di coalizione per mantenere il potere. In caso di fallimento è quasi sicuro che Cyril Ramaphosa, presidente del partito e del paese, sarà visto come il responsabile. E che l’Assemblea eleggerà un nuovo capo di stato.
Nel fine settimana i tre maggiori partiti – Anc, Democratic Alliance (Da), Economic Freedom Fighters (Eff) – hanno tenuto i loro ultimi grandi raduni. Tra i temi più dibattuti la Black Economic Empowerment (Bee) e la legge sull’assistenza sanitaria, la National Health Insurance (Nhi).

ALL’FNB STADIUM DI SOWETO Ramaphosa ha sostenuto la politica del Bee, misura introdotta nel 1994 in quanto necessaria, e doverosa, per il pieno accesso della popolazione nera alla vita economica del paese. Secondo i suoi detrattori – interessante in tal senso la lettura di Elite Transition di Patrick Bond, ex membro dell’Anc -, più che il superamento della povertà avrebbe garantito la crescita di un’élite nera.

Il piano della Da, partito tradizionalmente vicino alla minoranza bianca e contrario anche all’aumento del 9,7% del salario minimo nazionale promosso dall’Anc, è invece quello di abolire il Bee a favore di un sistema basato sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) adottati dai membri delle Nazioni Unite. Il leader John Steenhuisen nel suo comizio al Willowmoore Stadium di Benoni ha attaccato la riforma dell’assistenza sanitaria promossa dall’Anc, che «esproprierà l’assicurazione medica a milioni di sudafricani che nonostante il malgoverno hanno lavorato duramente per entrare nella classe media dal 1994». Un concetto molto complesso da definire in un paese con indici economico-sociali così disparati.

RAMAPHOSA AL CONTRARIO descrive l’Nhi come «base per porre fine a un sistema sanitario parallelo e ingiusto, in cui coloro che non hanno mezzi sono relegati a un’assistenza sanitaria precaria. L’accesso a cure di qualità – aggiunge – sarà determinato dalla necessità e non dalla capacità di pagare».

Al Peter Mokaba Stadium di Polokwane invece, Julius Malema, leader di Eff, si è già auto-proclamato prossimo presidente del paese. «Una volta eletto – ha detto – mi impegno a non essere coinvolto in alcuna forma di illecito e corruzione».

Mentre i comizi nei grandi centri urbani non presentano novità particolari, gli analisti osservano che l’Anc ha attivato una macchina elettorale di base senza eguali, con attivisti porta a porta nelle comunità di tutto il paese. Un aspetto che potrebbe determinare risultati inaspettati. Comunque è quasi certo che l’Anc rimarrà il partito più grande.

La scorsa settimana un sondaggio di Afrobarometer, ha rilevato che un terzo degli elettori erano ancora indecisi. Molto dipenderà da quello che faranno oggi: restare a casa, seguendo un trend sempre più diffuso nel nord del mondo; cedere, ancora una volta all’Anc, sulla base di un imperativo etico più che di un’effettiva convinzione politica; oppure votare per una possibile novità.

COME TALE SI PRESENTA Rise Mzansi, una sorta di 5 stelle alla sudafricana, partito fondato nel 2023 da Songezo Zibi, ex redattore di Financial Mail e Business Day. Riunisce ex della Da, veterani anti-apartheid e fuoriusciti dall’Anc, accomunati dalla frustrazione per il mancato conseguimento da parte del governo di obiettivi minimi, come ridurre gli indici di diseguaglianza per cui il Sudafrica è ancora famoso. Sei sono le linee programmatiche: sicurezza; creazione di lavoro; sicurezza alimentare; servizi basici; aiuto alle madri single; accountability parlamentare. Chiara la linea enunciata nel manifesto lanciato a gennaio: «Riteniamo che l’Anc al governo sia a corto di idee, buona volontà ed energia. Alcuni dei compiti di governo, come gestire un ospedale o una società statale propriamente detta (…), hanno bisogno di persone che sceglieranno di lavorare eticamente e professionalmente per il bene comune».