Europa

Su Sophia l’Ue avverte l’Italia: «Se vuole chiuda la missione»

Su Sophia l’Ue avverte l’Italia: «Se vuole chiuda la missione»

Libia italiana Salvini: «Così risparmiamo». Conte: «Ho parlato con Merkel, Berlino non vuole uscire»

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 24 gennaio 2019

Un piano per mettere fine alla missione Sophia e avviarne una nuova a guida francese con la collaborazione stretta della Germania e la partecipazione di 24 dei 26 Paesi che oggi danno vita alla missione europea. Un’ipotesi che escluderebbe l’Italia aumentandone ancora di più l’isolamento in Europa e lasciandola definitivamente sola a fare i conti con gli sbarchi dei migranti.

E’ dallo scorso mese di dicembre che di questa possibilità si discuterebbe in seno alle cancellerie europee stanche, come ha fatto capire martedì il governo tedesco annunciando il ritiro «momentaneo» dalla missione europea, dei continui ultimatum dell’esecutivo gialloverde (che chiede una riscrittura delle regole che oggi prevedono lo sbarco in Italia dei migranti salvati nel Mediterraneo) e in particolare della «linea dura» (sempre Berlino) del ministro degli Interni Matteo Salvini sui migranti, linea che ha uno dei suoi punti di forza nella chiusura dei porti. La sostituzione della guida italiana con una francese oltre a mettere fine alle polemiche consentirebbe a Parigi un ulteriore e maggiore controllo anche sulla Libia ma soprattutto non escluderebbe la possibilità di dividere i migranti tratti in salvo tra un gruppo di Paesi «volenterosi» coordinati dalla Commissione europea.

Del piano, del quale l’uscita fatta martedì da Berlino si può leggere come un primo passo, si sarebbe discusso anche nel vertice a che a dicembre si è tenuto sempre sulla missione Sophia tra il premier Giuseppe Conte, Salvini e i ministri degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e della Difesa Elisabetta Trenta. Proprio quest’ultima avrebbe spiegato l’importanza per l’Italia della missione europea e i danni che ne deriverebbero per il Paese da un eventuale stop. Intervento che sarebbe servito anche a convincere il ministro leghista ad abbassare i toni del suo scontro con l’Unione europea. Il risultato è stata una proroga di tre mesi della partecipazione italiana alla missione, a cui ha fatto seguito un’analoga decisione del Consiglio europeo che ha fatto slittare il termine ultimo del mandato di Sophia dal 31 dicembre 2018 al 31 marzo 2019. «Con la nostra presenza garantiamo la sicurezza di un’area di interesse strategico non solo per l’Europa, ma soprattutto per l’Italia, che è in prima linea», ha ricordato non a caso anche ieri l’ammiraglio Enrico Credendino, che dal 2015 guida la missione europea.

Nel nuovo fronte aperto dal governo italiano con la Germania dopo quello con Parigi, ieri però è tornata a parlare la diplomazia. A Davos, dove si trova per i lavori del Forum economico mondiale, Conte ha parlato della missione con la cancelliera Merkel. «Mi ha informato che non vogliono ritirarsi da Sophia. Ho approfittato per ribadire che dobbiamo trovare un meccanismo diverso da quello che è stato applicato», ha detto i premier riferendosi agli sbarchi dei migranti. E segnali di apertura sono arrivati anche dal governo tedesco, che si è detto favorevole a trovare una soluzione alla divisone di migranti.

L’impressione è però che il messaggio sia stato comunque inviato e che adesso spetti a Roma fare le sue scelte. A confermarlo ci sono le dichiarazioni arrivate sempre ieri da Bruxelles: «Se oggi l’Italia, che ospita comando e quartier generale della missione, non vuole più Sophia, siamo pronti a chiuderla», ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini. Praticamente le stesse parole pronunciate anche dal commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, per il quale «se l’Italia vuole interrompere Sophia, che finora è stata un successo, può prendere questa decisione». Parole che suonano come un avvertimento e che rispondono alle affermazioni del ministro leghista, che in mattinata aveva commentato la possibile uscita della Germania con i soliti toni liquidatori: «Se altri hanno deciso di sfilarsi dalla missione Sophia non fanno un dispetto all’Italia, anzi fanno un favore al nostro Paese che potrà risparmiare uomini e risorse».

Probabilmente non bisognerà neanche aspettare la fine di marzo per sapere come finirà lo scontro. Il 31 gennaio è previsto infatti a Bucarest il vertice dei ministri della Difesa dell’Ue ed è lì che il destino di Sophia potrebbe essere deciso.

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