Scuola

Studenti, 35 mila in piazza per il diritto allo studio e contro il terrorismo

Studenti, 35 mila in piazza per il diritto allo studio e contro il terrorismoIl corteo romano "free education"

Istruzione Per la "libertà di istruzione" e di "mobilità in Europa". In cinquanta città contro la buona scuola di Renzi-Giannini e per rifinanziare un sistema strozzato dal ricalcolo dell'Isee. Flash-mob per fermare la «fuga dei cervelli» organizzati nelle stazioni da Flc-Cgil, dottorandi, precari e studenti. Presentati alcuni emendamenti alla legge di stabilità

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 18 novembre 2015

Trentacinquemila studenti sono scesi in piazza ieri in 50 città e hanno risposto all’appello internazionale per ribadire l’importanza della libertà di movimento e di istruzione promosso dai sindacati europei degli studenti medi e universitari (Obessu e Esu). La mobilitazione della Rete della Conoscenza (Link e Uds) è diventata l’occasione per solidarizzare con le vittime del terrorismo a Parigi e schierarsi contro «l’odio razzista e xenofobo». Nelle piazze, dal Trentino alla Sicilia, anche la rete degli studenti e l’Udu. Gli slogan declinati in inglese: «We are in credit» (Siamo in credito) e «Free education» (Istruzione libera) A Roma il corteo era stato inizialmente vietato dalla Questura. La motivazione addotta sarebbe stato «il rafforzamento delle misure antiterrorismo».

Poco dopo una serie di blitz all’alba al ministero dell’Istruzione e al Pincio, nella prima mattinata il divieto è caduto. «A un certo punto è sembrato che la retorica delle libertà occidentali si fosse fermato alle porte della Questura di Roma» hanno detto gli studenti della Rete della Conoscenza. Non è escluso che divieti dello stesso tenore si ripetino dopo l’inizio del Giubileo: l’8 dicembre. Al corteo romano ha partecipato anche il deputato di «Sinistra italiana» Stefano Fassina.

Mobilitati per il diritto allo studio e il rifinanziamento della ricerca anche dottorandi, ricercatori precari e sindacati che ieri hanno organizzato flash mob sul tema «#menevado?» nelle stazioni di Roma, Firenze, Torino, Milano, Padova, Pisa e Bari. «Con in mano una scatola di cartone-valigia abbiamo raccontato la situazione degli studenti e dei ricercatori costretti a lasciare l’Italia in cerca di lavoro all’estero. Noi non vogliamo andarcene». In una conferenza stampa al Senato, i dottorandi dell’Adi, il Coordinamento precari Crnsu, il sindacato Flc-Cgil e gli universitari di Link hanno presentato alcuni emendamenti alla legge di stabilità. Chiesto, tra l’altro, il reintegro del Fondo di finanziamento per gli atenei di 800 milioni di euro «quanto tagliato dal 2009 a oggi»; l’aumento del fondo integrativo per coprire le borse di studio e rispondere all’emergenza Isee; un piano di reclutamento pluriennale di assunzioni di ricercatori a tempo determinato e lo sblocco del turn-over. Richiesti fondi per il dottorato di ricerca: in Italia ci sono 2 mila dottorandi senza borsa. Oggi studia chi può permetterselo. E paga. Forte è la mobilitazione contro il ricalcolo del nuovo Isee che ha escluso migliaia di studenti dalle borse di studio. A Palermo ieri è stato occupato un edificio dell’assessorato regionale all’Istruzione. A Bologna il neo-rettore Ubertini ha annunciato un piano straordinario per «attenuare» l’impatto sugli studenti.

*** Il video del fashmob #menevado?

Nel frattempo a Roma aumentano gli istituti occupati contro la riforma «Buona scuola»: Socrate, Nomentano, Cannizzaro, poi il Machiavelli e l’Alberti, oltre all’Orazio, Primo Levi e il Peano. Un emendamento per «sostenere l’accesso dei giovani meno abbienti all’università» è stato depositato dalle relatrici alla legge di stabilità: milione e mezzo in tre anni, dal 2016 al 2018. Dovrebbe essere presentato in commissione Bilancio al Senato. Il 60% delle risorse è destinato alle regioni del Sud e alle isole.

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