Scuola, sciopero dei precari il 17 marzo. I sindacati: «Inizia la mobilitazione»
La protesta Verso un coinvolgimento di tutto il personale. La mobilitazione dei sindacati di base per la stabilizzazione di chi lavora già da 36 mesi è prevista il 14 febbraio
La protesta Verso un coinvolgimento di tutto il personale. La mobilitazione dei sindacati di base per la stabilizzazione di chi lavora già da 36 mesi è prevista il 14 febbraio
Martedì 17 marzo sciopererà tutto il personale precario della scuola. Lo hanno deciso i sindacati Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda. «Sono venute a cadere le ragioni per cui sono state a suo tempo sospese le iniziative di mobilitazione – hanno spiegato i segretari delle organizzazioni – Il confronto dei giorni scorsi al ministero ha evidenziato una sostanziale indisponibilità al negoziato di questa amministrazione, che ha respinto in larga parte le proposte avanzate dai sindacati sui provvedimenti relativi alle procedure concorsuali. Il tema della precarietà va superato con una politica attenta e con misure che siano il risultato di un confronto corretto. Migliaia di persone attendono risposte concrete e rispettose del loro lavoro». Venerdì 14 febbraio Adl Cobas, Cub Sur, Usi educazione e Sgb hanno indetto uno sciopero generale per la stabilizzazione di tutti i docenti precari con più di 36 mesi di servizio. Nel giro di poche settimane verranno pubblicati i bandi per tre concorsi, uno dei quali li riguarda. C’è poi uno «ordinario» e un altro per i docenti di religione che sarà definito da un’intesa preliminare con la Cei.
La rottura tra i cinque sindacati maggiormente rappresentativi della scuola e il governo con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina (M5S) non è avvenuta solo sul numero degli 80 quiz previsti dalla prova preselettiva a cui saranno sottoposti i docenti precari che parteciperanno ai concorsi imminenti: quello straordinario da 24 mila posti per i precari che insegnano da almeno tre anni e andranno in cattedra dal prossimo primo settembre. La parte preponderante riguarda il rinnovo del contratto, la mobilità e la definizione di un sistema strutturale di abilitazione.
Le prime reazioni osservate nell’infosfera non si sono soffermate sul fatto che questo governo non affronterà, almeno nell’immediato, il problema annoso degli stipendi più bassi d’Europa, e nemmeno il concorso per i docenti di religione che qualche problema dovrebbe sollevare in una scuola pubblica. Riguarda la presunta volontà dei sindacati di non volere sottoporre i precari ai quiz. Per chi volesse uscire dalle tiritere meritocratiche – i test considerati l’altare dell’oggettività mentre sono il trionfo dell’improvvisazione dettata dalla brutale volontà di tagliare i costi – basta leggere il resoconto diffuso sul sito della Flc Cgil: «Tutti i no della ministra Azzolina nel confronto sui concorsi». Da qui si può comprendere che i sindacati non hanno chiesto di non fare i sacri quiz, ma di ridurre il loro numero e aumentare il tempo. I quiz sono solo un elemento su 19. Il Miur ne ha accettati quattro mentre su sette proposte relative al concorso ordinario ne sono state accolte due, di cui una – quella sulla prova preselettiva – solo in modo parziale.
Il ministero ha rigettato le seguenti richieste sul concorso straordinario: la pubblicazione della banca dati dei quesiti, la possibilità che i docenti privi della specializzazione e con servizio svolto sul sostegno potessero partecipare per la loro classe di concorso e per cui hanno il titolo di accesso, la valorizzazione del servizio che non avrebbe inficiato la prova.
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