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Scuola, è rottura tra governo e sindacati: «Pronti alla mobilitazione»

Scuola, è rottura tra governo e sindacati: «Pronti alla mobilitazione»La ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina (Cinque Stelle)

Il caso Scontro sull'attuazione del reclutamento e dell'abilitazione. Si avvicina una nuova stagione di ricorso. L'enorme problema del precariato. Il Miur si è detto "stupito" per la reazione: "Abbiamo accolto metà delle richieste". Il problema è l'altra metà. Il fallimento di una faticosissima mediazione che è costata anche la rinuncia ad uno sciopero generale poco prima delle elezioni europee di maggio 2019

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 31 gennaio 2020

La rottura tra la neo-ministra cinque stelle dell’Istruzione Lucia Azzolina e i cinque sindacati della scuola (Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Gilda e Snals) è avvenuta ieri sera al termine di due giorni di confronto teso e serrato. Principale motivo della rottura sono i provvedimenti attuativi del decreto su reclutamento e abilitazioni, e in particolare le bozze dei bandi per i già previsti concorsi ordinari e straordinari per circa 50 mila persone complessivamente.

C’è anche la pubblicazione della banca dati dalla quale verranno estratti i quesiti; la possibilità di partecipare al concorso per posti di sostegno anche senza titolo ma con tre anni di servizio su sostegno; l’esonero dal servizio per i commissari di concorso; la prova finale con l’esposizione di una unità didattica; la richiesta del bando con la procedura ai soli fini abilitanti prevista dal Decreto 126/2019; con indicazione di un termine entro cui avviare il confronto; la valorizzare con punteggio superiore gli anni di servizio. «C’è stata una chiusura totale su tutte le principali questioni politiche che abbiamo sollevato. Si fa sempre più concreto un ritorno alla mobilitazione» ha detto Rino Di Meglio (Gilda).

Ed è più vicina una nuova stagione di ricorsi a tappeto.

In un comunicato i sindacati hanno ripercorso la faticosissima opera di mediazione compiuta sin dal 24 aprile 2019 quando strinsero un accordo con Giuseppe Conte che allora guidava un governo con una maggioranza molto diversa da quella attuale. In cambio i sindacati rinunciarono a uno sciopero generale convocato pochi giorni prima delle elezioni europee. Le intese sono state rinnovate nei verbali di conciliazione del dicembre scorso quando al Miur c’era Lorenzo Fioramonti. Il ministero si è detto «stupito» per la decisione. «I sindacati decidono per la rottura, nonostante l’accoglimento di metà delle questioni portate al tavolo».

Nella trattativa non sembra essere stato discusso un altro argomento decisivo per il mondo della scuola: l’aumento degli stipendi più bassi d’Europa. Anche questo era stato promesso al tavolo di aprile 2019 a palazzo Chigi.

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