Europa

Studente si immola contro la precarietà, cresce la rabbia degli universitari francesi

Studente si immola contro la precarietà, cresce la rabbia degli universitari francesiManifestazione degli studenti davanti al palazzo del Crous a Lione – Afp

Sistema scolastico La protesta si è sparsa a macchia d’olio dopo che un ragazzo di 22 anni si è dato fuoco davanti all’università di Lione II. Sabato si torna in piazza con i gilet gialli e il 5 dicembre accanto ai ferrovieri

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 15 novembre 2019

Un terribile dramma ha portato sotto gli occhi di tutti le difficoltà della precarizzazione della vita degli studenti: un giovane di 22 anni, Anas Kournif, iscritto a scienze politiche all’università di Lione 2, venerdì scorso si è dato fuoco di fronte al Crous, l’opera universitaria che si occupa della vita degli studenti. Ieri era ancora tra la vita e la morte, con il corpo bruciato al 90%. Ha lasciato una dichiarazione per spiegare il suo gesto. Aveva perso la borsa di studio e l’alloggio perché aveva fallito, per due volte di seguito, il secondo anno di licenza (laurea breve): «Accuso Macron, Hollande, Sarkozy e l’Ue di avermi ucciso, creando incertezza sul futuro di tutti/e», ha scritto denunciando più in generale le condizioni di vita promesse dalla società capitalista. Il messaggio si conclude con «viva il socialismo, viva l’autogestione e la Sécu (protezione sociale)». Anas è un militante del sindacato studentesco Solidaires, che ha paragonato il suo gesto ad altri suicidi che si sono immolati con il fuoco nella storia, da Mohamed Bouazizi, il ragazzo tunisino che nel 2011 ha fatto esplodere la primavera araba fino ad esempi più lontani, Jan Palach nel ’68 a Praga o un monaco buddista in Vietnam nel ’63.

Secondo l’Osservatorio della vita studentesca, solo il 45% degli studenti universitari francesi ha abbastanza soldi per vivere, mentre il 22% deve far fronte a importanti difficoltà finanziarie (dati 2016). I diritti di iscrizione sono bassi in Francia (174 euro l’anno), ma il livello delle borse non è alto (tra i mille e i 5.600 euro l’anno), ne sono beneficiari 712mila studenti, pari all’incirca a un terzo degli iscritti.

Ieri, i sindacati degli studenti sono stati ricevuti dal sottosegretario Gabriel Attal: chiedono delle risposte precise, un aumento delle borse di studio almeno del 20% e, per l’Unef (Union Nationale des Étudiants de France), l’istituzione di uno “statuto” dello studente, che permetta di garantire l’autonomia rispetto alla famiglia, per quanto riguarda casa, salute, trasporti (l’Rsa, il reddito di solidarietà, è versato solo a chi ha più di 25 anni). Solidaires denuncia: «La precarietà distrugge le nostre vite». Tra i principali problemi c’è l’alloggio, mancano posti nei collegi universitari e gli studenti sono obbligati a rivolgersi al mercato privato, carissimo nelle grandi città (l’Apl, assegno personalizzato per la casa, non copre le spese).

Ieri, l’università di Lione 2 è stata riaperta, dopo essere stata occupata brevemente nei giorni precedenti. Gli studenti saranno presenti alla giornata di protesta del 5 dicembre, organizzata dai ferrovieri e dai lavoratori dei trasporti pubblici (contro la riforma delle pensioni), ma dovrebbero già partecipare questo fine settimana alle manifestazioni in occasione dell’anniversario dell’inizio della protesta dei gilet gialli, il 17 novembre 2018. Ci sono già stati momenti di tensione, martedì, a Parigi (dove è stato divelto un cancello del ministero della Ricerca e dell’Insegnamento superiore) e a Lille (dove è stato impedito all’ex presidente François Hollande di tenere una conferenza e sono stati strappati esemplari del suo ultimo libro).

Il governo è in difficoltà, teme la somma delle collere, tra protesta negli ospedali, ritorno dei gilet gialli e indignazione degli studenti. Così, nel governo hanno cercato di negare il significato politico del gesto disperato di Anas. Bisogna essere «molto prudenti» ha affermato la portavoce, Sibet N’Diaye, che nel 2005 aveva partecipato come studentessa al movimento contro il Cpe.

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