Storiche quote rosa in India, ma i tempi restano incerti
La nuova legge annunciata da Modi prevede un terzo dei posti in parlamento e in tutte le assemblee legislative statali riservati alle donne. Il rischio è di una mossa elettorale che non entrerà in vigore a breve
La nuova legge annunciata da Modi prevede un terzo dei posti in parlamento e in tutte le assemblee legislative statali riservati alle donne. Il rischio è di una mossa elettorale che non entrerà in vigore a breve
Dopo 27 lunghissimi anni di attesa, in seguito a una sessione speciale tenuta lo scorso martedì, il governo indiano ha approvato la legge «Nari Shakti Vandan Adhiniyam», che riserva alle donne un terzo dei posti in parlamento e in tutte le assemblee legislative statali. «La nostra democrazia sarà ulteriormente rafforzata da questa legge», ha dichiarato il Premier Modi, comunicando con orgoglio il traguardo raggiunto.
La legge era sul tavolo della Lok Sabha, la camera bassa del Parlamento indiano, dal 1998 ed era già stata introdotta dall’ex Primo Ministro dell’India e leader del Bharatiya Janata Party (Bjp), Atal Bihari Vajpayee, ma malgrado gli sforzi suoi e dei successori, la proposta non venne mai approvata per mancanza di voti.
IN INDIA, benché le donne rappresentino all’incirca 950 milioni di elettori, attualmente solo il 15% e il 10% siede in parlamento e nelle altre assemblee legislative statali. L’opposizione, costituita principalmente dal Congress Party, ritiene che il governo Modi avrebbe potuto approvare la legge molto tempo fa, visto che era già presente nel suo manifesto elettorale del 2014. Sonia Gandhi, leader del partito, ha rivendicato la proposta di legge come «propria». Per anni il Congress ha infatti tentato di portare a termine il progetto, ma era sempre stato bloccato dai partiti più conservatori, oggi alleati del governo.
«Vogliamo sempre più donne al lavoro per lo sviluppo del nostro paese», ha detto Modi. Le ultime misure prese dal Bjp nell’ambito della parità di genere fanno pensare ad un partito a favore delle donne, ma il sospetto è che tutto ciò faccia solo parte di una campagna elettorale alquanto ben pensata.
ALCUNI ATTIVISTI e analisti hanno criticato il disegno di legge, spiegando che favorisce solo le donne istruite e provenienti dalle città, lasciando indietro le classi più svantaggiate. Pur ammettendo che si tratta di un gran successo, si spera che questo sia solo il primo passo verso un’adeguata rappresentazione delle diverse realtà di genere, caste e comunità dell’India negli organi legislativi. Tuttavia, molto probabilmente questa legge non sarà in vigore fino al 2029, in ogni caso non prima del prossimo censimento.
L’ultimo «inventario» della popolazione indiana, che si svolge ogni dieci anni, è stato eseguito nel 2011. Nel 2021 è stato ritardato a causa della pandemia, per poi essere ufficialmente sospeso a tempo indeterminato. Con le elezioni alle porte, sarà compito del prossimo governo lanciarsi in questa ardua impresa. Nel frattempo, le donne indiane saranno ancora in gran parte escluse dalla «più grande democrazia del mondo».
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