Per la Nato, l’offensiva di primavera, che la Russia minaccia in Ucraina, è già iniziata. Siamo a «un momento critico» ha detto il segretario della Difesa Usa, Lloyd Austin, le prossime settimane saranno «cruciali». La risposta è «accelerare» le forniture di munizioni, pezzi di ricambio, carburanti, carri (leggeri e pesanti), sistemi anti-aerei. Anche se «certo è importante discutere di nuovi sistemi – ha precisato il segretario della Nato, Jens Stoltenberg – il bisogno più urgente è assicurarsi che i sistemi che sono già lì o sono stati promessi siano forniti e funzionino come devono». In altri termini, sugli aerei caccia, chiesti dal presidente Volodymyr Zelensky con insistenza la scorsa settimana a Londra, Parigi e Bruxelles, se ne parlerà più tardi, anche se la porta non è chiusa.

PER IL MOMENTO, bisogna accelerare con quello che c’è già in campo. Ma anche su questo fronte ci sono problemi: l’Ucraina sta consumando munizioni a «un ritmo molto più elevato di quanto possiamo produrre» ha precisato Stoltenberg, stanno «finendo gli stock» e mettono «sotto pressione» l’industria bellica occidentale. Ieri, la Norvegia si è impegnata a consegnare 8 carri Leopard 1, più munizioni e pezzi di ricambio, con l’addestramento di militari ucraini in Polonia. In tutto, l’Ucraina dovrà ricevere nei prossimi mesi circa un centinaio di Leopard 1, hanno annunciato ieri Germania, Olanda e Danimarca. Si tratta di carri di vecchia generazione (Berlino li ha eliminati dal servizio attivo una ventina di anni fa), ma che nella versione A5 funzionano ancora (per esempio in Brasile). Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha ripreso ieri un’idea dell’Estonia: la Ue grazie all’European Peace Facility (12 miliardi, ultima tranche di 500 milioni versata il 2 febbraio) potrebbe comprare munizioni in modo congiunto (come ha fatto con i vaccini), per maggiore flessibilità e velocità. Borrell proporrà questa soluzione ai ministri degli esteri dei 27 la prossima settimana. «Forniremo all’Ucraina i mezzi per tenere e avanzare durante la controffensiva di primavera» ha riassunto ieri Austin.

È una settimana di importanti incontri in Europa sugli aiuti militari all’Ucraina. Ieri c’è stata a Bruxelles la riunione del gruppo di contatto di difesa dell’Ucraina sotto giuda Usa, a cui partecipa con formato Ramstein una cinquantina di paesi (compresa l’Ucraina), seguita dal vertice, che finisce oggi, dei ministri della Difesa della Nato. Venerdì c’è la Conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera, con la presenza di capi di stato e di governo, tra cui la vice-presidente Usa Kamala Harris, il cancelliere Olaf Scholz e Emmanuel Macron. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha ricordato che la Germania sta addestrando 1.200 militari ucraini. Nessuna decisione sui caccia, anche se alcuni paesi fanno pressione. L’Estonia, dove la presenza Nato è stata fortemente rafforzata con inquadramento britannico, fa sapere di non «vedere rischi» di un’utilizzazione impropria da parte dell’Ucraina per colpire sul territorio russo. La Slovacchia riflette sulla fornitura di Mig. Ma il presidente polacco Andrzej Duda frena: fornire F16 – che gli Usa rifiutano – sarebbe una «decisione serissima» e del resto, aggiunge, non ne abbiamo abbastanza per noi.

IERI, CI SONO STATI allarmi fuori dallo spazio ucraino: in Moldavia, dove il governo teme una destabilizzazione russa, è stato chiuso lo spazio aereo per alcune ore per «ragioni di sicurezza», mentre l’Olanda è intervenuta per un «avvicinamento all’area di responsabilità polacca» di tre velivoli russi provenienti da Kaliningrad. In Romania due Mig sono decollati per individuare un «pallone», ma la manovra non ha portato a nulla. La Norvegia denuncia presenza russa con armi nucleari nel Baltico, la prima volta da trent’anni. L’allargamento della Nato a Finlandia e Svezia, chiesto nel luglio scorso, è per ora appeso al voto di Ungheria e Turchia. Il percorso dei due paesi potrebbe essere disgiunto: Ankara blocca Stoccolma per ragioni politiche (Erdogan accusa gli svedesi di proteggere rifugiati curdi). Ma intanto, la Svezia accelera il programma di difesa civile, 5 milioni di persone su 10 milioni di abitanti hanno ricevuto disposizioni su come agire «in caso di guerra o crisi».

IN FRANCIA, dopo un finanziamento di più di 400 miliardi per la difesa per i prossimi anni, potrebbe iniziare una discussione sul Servizio nazionale universale obbligatorio per i giovani (oggi 32mila persone su 800mila potenziali). Il Parlamento europeo ieri ha approvato, dal 2024, il sistema Iris: di dispiegamento di una rete di nuovi satelliti per difendere la comunicazione dei governi contro minacce cyber, con un finanziamento di 2,4 miliardi. La Ue ha inoltre messo la Russia nella lista dei «paradisi fiscali»(16 paesi).