È oggetto di pesanti critiche, in Ungheria, una nuova legge in via di approvazione, concepita per tutelare un non meglio definito «stile di vita ungherese».

Si tratta di una modifica del testo della legge contro la corruzione, presentata di recente dal governo di Viktor Orbán, che renderà possibile sporgere denunce anonime in “virtù” del principio summenzionato. Essa prevede per chiunque la facoltà di rivolgersi alle autorità per segnalare eventuali fenomeni o comportamenti che contrastino con l’interesse pubblico.
In altre parole, la legge costituirebbe un invito, a ogni cittadino, di osservare se nel suo ambiente qualcuno ponga in essere condotte che in qualche modo offendano l’interesse collettivo, entrino in collisione con il già citato stile di vita ungherese, ed agire di conseguenza.

La modifica è stata aggiunta dalla ministra della Giustizia Judit Varga alla legge che disciplina il campo delle denunce anonime funzionali alla lotta alla corruzione. Si parla qui di un impegno, da parte del governo, volto a far sbloccare i fondi europei che, nel caso di Budapest, sono stati congelati a causa degli estesi fenomeni di corruzioni attribuiti al sistema di potere messo in piedi da Orbán. Più precisamente, l’Ue ha congelato i 5,8 miliardi di euro del Pnrr e il 65% del fondo di coesione per l’Ungheria proprio per i rischi legati alla pratica della corruzione e alle violazioni dello Stato di diritto da parte delle autorità governative.

Per il ministro degli Esteri Péter Szijjártó la decisione presa in questo senso da Bruxelles è «inaccettabile». Il capo della diplomazia ungherese ha precisato che si tratta di una «questione di principio: questi soldi ci spettano e sono congelati per motivi politici, il che è inaccettabile». È noto il punto di vista dell’esecutivo di Budapest sulle accuse rivoltegli dai vertici Ue in termini di rispetto dei fondamentali principi democratici: in sintonia con il loro capo, i governanti ungheresi non riconoscono all’Ue o ad altri soggetti esterni la facoltà di stabilire se in Ungheria o in altri stati sovrani venga rispettato lo Stato di diritto. Per loro questa valutazione spetta solo alle popolazioni interessate e non alle tecnocrazie liberali egemoni a Bruxelles che anche in questo caso darebbero luogo a ingerenze nei fatti interni degli Stati membri.

Ma, come abbiamo visto, si parla anche e parecchio, di corruzione. Essa è oggetto di una delle principali accuse che l’opposizione rivolge al governo: corruzione nella gestione dei fondi pubblici, nella gestione dei fondi Ue, nelle spartizioni di soldi e potere tra le oligarchie legate al governo. I partiti dell’opposizione che l’anno scorso si sono presentati in coalizione al test elettorale, poi vinto in modo più che netto dalle forze governative, avevano nel loro programma una lotta senza quartiere al fenomeno a loro avviso indotto e incoraggiato dal potere a beneficio dei governanti e dei loro “sodali”.

Sarà interessante aggiungere che secondo diversi analisti la modifica di legge insidia in modo particolare la comunità Lgbtq+, già discriminata da una legge nei confronti della quale la Commissione Ue ha già fatto ricorso presso la Corte europea. Il settimanale Magyar Narancs ha scritto che «il popolo di Orbán viene esortato da questa legge a denunciare anonimamente i vicini se questi conducono uno stile di vita da considerarsi scorretto». Insomma, sembra proprio che il governo Orbán abbia dato inizio ai preliminari per arruolare un esercito di delatori contro il malcostume; poi cosa debba andare sotto tale definizione, questo è un altro discorso.