Stellantis: dividendi miliardari, briciole agli operai
Mentre Carlos Tavares annunciava profitti record e lauti dividendi agli azionisti, in Italia Stellantis lascia le briciole ai suoi 46 mila dipendenti ex Fca rimasti.
Il gruppo chiude il 2022 con ricavi netti pari a 179,6 miliardi di euro, in crescita del 18% rispetto al 2021. L’utile netto sale a 16,8 miliardi, in aumento del 26%. Dalla fusione (in realtà inglobazione) fra Psa e Fca sono stati già ottenuti benefici superiori alle attese: 7,1 miliardi, in anticipo di oltre due anni rispetto all’obiettivo di 5 miliardi su base annua.
Dati che portano la distribuzione di un dividendo ordinario di 4,2 miliardi di euro; 1,34 per azione. Calcolare quanto incasseranno John Elkann e la famiglia Agnelli è un esercizio matematico complicato ma di certo l’ordine di grandezza è di centinaia di milioni.
Per i dipendenti italiani il premio medio sarà di 1.879 euro, in due tranche, a febbraio e aprile. È legato al contratto collettivo specifico di lavoro (Ccsl) e i sindacati firmatari, che da qualche mese trattano con l’azienda per il suo rinnovo, sottolineano gli effetti positivi.
Di tutt’altro parere la Fiom che per qualche settimana è sembrata poter uscire dall’apartheid contrattuale, ripiombataci sul niet dell’azienda a togliere ’esigibilità del contratto: la norma imposta da Marchionne che prevede una «clausola di responsabilità», l’impossibilità di scioperare sulle materie sottoscritte nel contratto e sanzioni per i sindacati in caso di mancato rispetto degli impegni assunti. Per la Fiom «il premio e l’erogazione unilaterale non bastano a recuperare ciò che si è perso per effetto dell’inflazione” attacca la Fiom che chiede un confronto su salario e occupazione.
«L’azienda parla di circa 1.400 euro lordi, ma per effetto del contratto specifico, gli ammortizzatori sociali ne mangiano una buona parte», spiega Simone Marinelli, responsabile auto.
Sul lato dei consumatori, ieri Tavares ha dato la sua versione della situazione del mercato: «Senza incentivi le auto elettriche sono ancora troppo costose per la classe media. La sfida è quanto velocemente si riuscirà a ridurre i costi per venderle anche senza», ha detto mentre continua però a chiedere fondi ai governi, a partire di quello italiano. E continua ad attaccare le norme Ue sulla transizione ambientale: «Euro 7 sulle emissioni delle auto è inutile, non porta benefici per l’ambiente e la salute. E’ solo una distrazione».
«In realtà una soluzione ci sarebbe: alzare i salari per permettere ai lavoratori di potersi comprare le macchine elettriche», commenta ironico Marinelli.
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