Lavoro

Stellantis come Marchionne: torna la promessa «un milione di auto»

Stellantis come Marchionne: torna la promessa «un milione di auto»Il tavolo sull'Automotive al ministrero delle Imprese e del Made in Italy

Continuità Aziendale Stellantis come Marchionne: torna la promessa «un milione di auto». Al tavolo da Urso l'azienda non dà alcuna garanzia ma incassa almeno 6 miliardi. La Fiom: deve investire e finirla con la Cig

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 7 dicembre 2023

«Un milione di veicoli prodotti in Italia». Era la promessa del famoso piano “Fabbrica Italia” di Sergio Marchionne e John Elkann del 2010. Totalmente disattesa. Quasi quattordici anni dopo, la rilancia Stellantis al mitico «tavolo automotive» convocato da Adolfo Urso. Con cinque mesi di ritardo l’ineffabile ministro che ha imposto il cambio di nome alla sua sede – delle imprese e del made in Italy – porta a casa una aleatoria promessa dai francesi a cui in cambio andranno almeno 6 miliardi più una parte una parte dei 13 miliardi in campo per il Piano Transizione 5.0 nel 2024 e 2025 per l’innovazione tecnologica green e digitale delle imprese. Il tutto senza alcuna condizione imposta a Tavares sul mantenimento dei livello occupazionali, diversamente da quanto imposto al manager di origine portoghese da tutti gli altri governi che ospitano uno stabilimento Stellantis dentro e fuori Europa.

E mentre domenica è arrivato l’annuncio del presidente serbo Lunedì durante una visita della presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha detto che la Fiat Panda elettrica sarà prodotta nello stabilimento di Kragujevac, con la premier silente con le pive nel sacco. E mentre gira in tv la pubblicità della nuova 600 con Leonardo Di Caprio e la bandiera italiana mentre la macchina è prodotta in Polonia nello stabilimento di Tychy.

La scelta di Marchionne di produrre in Italia auto con margini di profitto superiori abbandonando completamente le utilitarie – nel frattempo diventate «segmento B» – ha conseguenze e continuità nella strategia francese.

Nel primo incontro che prevedeva un’interlocuzione fra azienda e sindacati – finora Urso aveva trattato separatamente con l’azienda, fra l’altro senza cavare un ragno dal buco – arriva un accordicchio sull’«obiettivo» che il governo si rivende come un «grande successo».

Non c’è una scadenza precisa e mancano da parte di Stellantis indicazioni sul futuro di ogni singolo stabilimento e quindi della produzione e dell’occupazione.

«Abbiamo iniziato l’incontro con una domanda – attacca il segretario generale Fiom Michele De Parla – se Stellantis avesse intenzione di fare investimenti oppure di chiudere gli stabilimenti. A questa domanda l’azienda non ha ancora risposto perché non vi è certezza rispetto alla salvaguardia occupazionale. Tutti i lavoratori di tutti gli stabilimenti continuano a essere in cassa integrazione. Siamo favorevoli a fare un accordo con risorse pubbliche, ma alla condizione che Stellantis metta delle proprie risorse, visto che fa utili pazzeschi e che dall’altro lato garantisca ricerca-sviluppo e produzione del nostro paese», ha concluso.

E il segretario della Cgil del Piemonte Giorgio Airaudo sottolinea: «Siamo passati da un milione di auto a un milione di veicoli, quindi l’ambizione si riduce di 200.000 pezzi mentre le richieste di Stellantis sono molto esigenti: taglio del costo dell’energia, abolizione dell’Euro 7 e tipologia di incentivi da definire».

Nei giorni scorsi, ricevendo i 260 lavoratori della Lear di Grugliasco che rischiano il licenziamento in seguito alla crisi dell’azienda, fornitrice del gruppo Stellantis, il arcivescovo di Torino Repole aveva chiesto a Stellantis: «Volete investire o chiudere? Fate chiarezza».

Ieri perfino il presidente di centro destra del Piemonte, Alberto Cirio, coordinatore delle Regioni dove hanno sede stabilimenti Stellantis, è stato critico con Stellantis: «Deve evitare scivoloni comunicativi perché il rischio concreto è che nell’opinione pubblica si faccia strada l’idea del disimpegno del gruppo in Italia». Sembra passato alla Fiom. Con 14 anni di ritardo.

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