Stellantis, a Melfi rientro al lavoro a ranghi ridotti: preoccupati per l’indotto
Il caso I sindacati chiedono la convocazione di un tavolo alla regione Basilicata e a Confindustria. Il passaggio ai veicoli elettrici: «Chi li comprerà? Costano anche fino a 70 mila euro»
Il caso I sindacati chiedono la convocazione di un tavolo alla regione Basilicata e a Confindustria. Il passaggio ai veicoli elettrici: «Chi li comprerà? Costano anche fino a 70 mila euro»
Le prospettive dello stabilimento Stellantis di Melfi in Basilicata resta difficile soprattutto per quanto riguarda la transizione produttiva verso la costruzione di nuovi modelli, essenziali per il futuro dello stabilimento. Per questa ragione nell’ultimo anno c’è stata una intensa attività di negoziazione con i sindacati Fim, Fiom, Uilm e Fismic che hano potuto visionare i nuovi modelli elettrici da costruire sulla piattaforma Bev Stla Medium, al Centro Stile di Torino. è stato inoltre stipulato un nuovo contratto di solidarietà, con scadenza 4 agosto 2024. Negli ultimi 4 mesi di quest’anno partirà la costruzione della prima vettura «full electric» con il marchio «Ds», dopo la quale seguiranno altri due modelli (Jeep e Ds) nel 2025, due nel 2026 (Opel e Lancia Gamma). Verranno inoltre create una nuova linea di assembleaggio delle batterie e una verione ibrida della «Jeep Renegade».
Al rientro al lavoro Melfi ha riaperto solo per due giorni per mancanza di componenti. Nel frattempo cresce la preoccupazione per l’indotto. Ieri Fim, Fiom, Uilm e Fismic hanno chiesto alla regione Basilicata e a Confindustria di convocare con urgenza il tavolo «Automotive Stellantis». «La riorganizzazione nello stabilimento Stellantis e più complessivamente all’interno dell’area industriale di San Nicola di Melfi sta determinando la possibile riduzione dei livelli occupazionali, a partire dal comparto della logistica». Ad esempio, «nell’appalto Fdm/Las, circa 100 lavoratori rischiano di perdere l’occupazione: è urgente porre in essere ogni azione utile affinché la transizione non colpisca i lavoratori». L’aria che tira è stata riassunta in un’intervista a un operaio ieri sul quotidiano online Basilicata24: «Rientriamo al lavoro senza certezze, temiamo che inizierà un grande salto nel buio, le cui prime vittime saremo proprio noi». «Spariranno le auto fatte finora e inizieremo a fare il primo modello elettrico. Ma costano troppo, chi le comprerà? – si domanda – Avranno costi esorbitanti, fino a 70mila euro, è difficile che si acquisteranno come se fossero una Punto, o una Panda»
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