Il cinema di Carlos Conceição, per quanto ancora incipiente, è tra i più affascinanti che si possano trovare in giro oggi per l’Europa, e non solo: estroso, sensuale, ancestrale, delinea ogni volta le tappe – traslucide o ctonie, sempre misteriose – di una sorta di avventura dello sguardo. Il suo debutto nel lungometraggio avvenuto a Berlino nel 2019 con Serpentario aveva chiarito la temperie di queste tappe, tra autorialità e genere, materiali colti e altri di risulta, storia e mito: come una tensione a voler sciogliere le incongruenze, le contraddizioni della storia nella motopoiesi, nel mito dell’infanzia, che è infanzia...