«Questo sono io» dice Sergey alzando gli occhi al cielo mentre l’ennesima salva d’artiglieria tuona su Bakhmut. «Cioè, l’esercito ucraino», precisa. Tutto il giorno, senza sosta, da settimane, Bakhmut è il teatro di una battaglia sanguinosa che al momento si combatte ancora dalla distanza. Sergey prova a rassicurarci ma c’è poco da fare, le esplosioni continue parlano da sole, «meglio non andare avanti» conclude, sapendo già che non lo ascolteremo. Poco più avanti, dalla cima della collina che sovrasta la città, si vedono i fumi dei bombardamenti recenti, più bianchi, e quelli neri degli incendi. La strada è ghiacciata e...