Nonostante le accuse di spionaggio e le ipotesi di corruzione, l’assessore alla salute della Regione Lazio D’Amato aveva difeso fino all’ultimo la collaborazione tra l’istituto Spallanzani e i ricercatori russi per la sperimentazione del vaccino Sputnik V. Ma allo scoppio della guerra D’Amato era sembrato arrendersi: «Sospendiamo la cooperazione per Sputnik, perché la scienza deve essere al servizio della pace e non della guerra», aveva detto poche ore dopo l’ingresso dei tank russi in Ucraina.

In realtà, come dimostra l’inchiesta pubblicata ieri dal manifesto, la collaborazione tra Roma e Mosca è proseguita alla luce del sole. Tant’è che a guerra in corso i ricercatori dello Spallanzani e del Gamaleya hanno lavorato a una pubblicazione congiunta sui risultati raccolti durante la cooperazione sul vaccino russo Sputnik V.

Lo Spallanzani, tuttavia, potrebbe non aver violato davvero quanto stabilito da D’Amato. Oltre alle dichiarazioni alla stampa, non è facile trovare l’atto ufficiale che impedisce allo Spallanzani di lavorare con i colleghi moscoviti a causa delle sanzioni. Il manifesto ne ha chiesto conto – senza successo – sia alla Regione che allo Spallanzani. Né ha avuto maggior fortuna la ricerca tra le delibere della Regione. Come se la collaborazione fosse di fatto ancora in vigore.

L’unico atto ufficiale rinvenuto è la delibera 184 dell’8 aprile 2021 che ufficializza l’approvazione del «Memorandum d’Intesa per la collaborazione scientifica» tra i quattro partner: Regione, Spallanzani, Gamaleya e il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti, il fondo sovrano che gestisce gli aspetti commerciali relativi al vaccino Sputnik V. Di norma, per sospendere una delibera è necessario un nuovo atto di pari ufficialità, di cui non c’è traccia.

Gli obiettivi del «memorandum» invece sono chiari. Lo Spallanzani «si farà parte attiva» per condividere con il Gamaleya ceppi virali acquisiti da altre istituzioni. Inoltre, il memorandum punta a «integrare prontamente lo “Sputnik V” nella campagna vaccinale italiana» una volta avuta l’autorizzazione dell’Aifa, «monitorare l’efficacia del vaccino alla luce della diffusione delle nuove varianti» e «guidare la necessità di rivaccinazione a causa del potenziale declino della risposta immunitaria nel tempo». Sono proprio gli argomenti delle ricerche pubblicate durante il conflitto ucraino e che, interrotta la collaborazione, avrebbero dovuto bloccarsi.

Il memorandum stabilisce anche la condivisione di eventuali brevetti sviluppati in seno alla collaborazione e le condizioni per la sospensione dell’accordo, che richiedono più che un comunicato stampa. «Ciascuna Istituzione può sospendere o porre fine all’attuazione del presente Memorandum d’intesa», si legge nel documento. In caso di revoca unilaterale il contratto prevede un «preavviso scritto di sessanta giorni, dando atto delle ragioni della sospensione o della risoluzione». Il preavviso però non giustifica il prosieguo della collaborazione. L’inchiesta del manifesto mostra infatti che essa è continuata ben oltre i 60 giorni dopo l’annuncio di D’Amato.