«Mi ha francamente stupito e amareggiato l’assenza della solidarietà umana e del supporto politico di Alleanza Verdi-Sinistra» con cui, sottolinea Aboubakar Soumahoro, «sono stato eletto da indipendente». Così, con due righe al termine di un lungo dossier messo insieme per difendersi dalle accuse che gli sono state mosse, il deputato ha annunciato l’addio alla forza politica che lo ha portato in parlamento. Entra nel gruppo Misto.

«L’HO SAPUTO un minuto prima che la notizia fosse pubblicata dalle agenzie», afferma il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli. Che si dice «basito» perché per settimane ha atteso chiarimenti da Soumahoro su due questioni: dove sono finiti i soldi raccolti dalla Lega Braccianti e come potesse essere all’oscuro delle proteste nei centri gestiti da Karibu e Consorzio Aid (per cui sono indagate suocera e moglie). Ma non è arrivato nulla. Sulla stessa linea il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: «Io sono stupito e amareggiato che questo dossier arrivi insieme all’annuncio di uscita dal gruppo dopo che per settimane avevamo chiesto uno sforzo di chiarezza».

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IL LUNGO SILENZIO STAMPA, interrotto da qualche nota e alcune comparse tra social e tv, è ufficialmente finito ieri con la pubblicazione della memoria difensiva sul sito personale. Il testo contiene le repliche punto per punto a tutte le accuse ricevute e parla di Soumahoro in terza persona, ma non compaiono i nomi dei suoi estensori. In alto a sinistra c’è la scritta «Aboubakar Soumahoro. Noi, ora». Non è chiaro a chi si riferisca la prima persona plurale.

DODICI I PUNTI su cui l’onorevole fornisce, senza reticenze, il suo punto di vista in una vicenda in cui le legittime richieste di chiarimenti politici più che giudiziari, dal momento che non esistono indagini a suo carico, sono finite all’interno di una macchina del fango che ha travolto la sua vita personale e quella della moglie Liliane Murakatete. Dal mutuo di 270mila euro ottenuto per l’acquisto della casa nel quartiere romano di Casal Palocco al primo video di risposta in cui, in lacrime, prova a difendersi. Dalle polemiche sul «diritto all’eleganza» a quelle per l’uscita dall’Usb.

IN BUONA SOSTANZA Soumahoro ribadisce che non era a conoscenza delle criticità che la magistratura ha rilevato nella gestione dei centri di accoglienza. Prende le distanze dalla suocera Marie Therese Mukamitsindo, che «viveva in una città diversa», mentre si dice fiducioso che la moglie dimostrerà la sua innocenza davanti ai giudici, nel cui operato ribadisce totale fiducia. Del resto, è una delle argomentazioni, le superficialità nella supervisione dell’operato di Karibu e Aid sono state tante e diverse. «A chi spettava controllare? Al ministero degli Interni, ai comuni territorialmente competenti e agli altri enti locali? O è Aboubakar Soumahoro che avrebbe dovuto sostituirsi a essi?», si legge. Il deputato si scusa con i lavoratori che avrebbero meritato maggiore attenzione da parte sua, ma ribadisce di non aver tratto vantaggi dalle attività delle cooperative.

RISPETTO ALLA Lega Braccianti, invece, respinge al mittente sia le accuse sulla mala gestione dei fondi, sia quelle di comportamenti poco corretti nei ghetti del foggiano dove vivono i braccianti. Su questo secondo versante della vicenda non risultano inchieste giudiziarie e ambiguità di natura economica si mischiano a critiche verso le strategie di lotta utilizzate nelle campagne.

SOUMAHORO INSISTE poi su tre punti di contesto politico. L’ostilità verso un nero che non rispetta i ruoli sociali che gli sono cuciti addosso. La novità della Lega dei braccianti nel contestare le forme di assistenzialismo. La pioggia di soldi che dovrebbero arrivare con il Pnrr e che, se utilizzati correttamente, potrebbero migliorare le condizioni dei lavoratori stranieri nel Sud Italia.

CON LA MOSSA di ieri Soumahoro vuole uscire dall’angolo e mettere un punto sulla vicenda per riprendere il filo delle importanti battaglie condotte in questi anni. Oggi alle 21 lo ribadirà anche su La7, ospite di Giovanni Floris a «di Martedì». Se ci riuscirà è tutto da vedere perché la sua immagine pubblica è stata duramente colpita. Soprattutto sarà da capire insieme a quali forze politiche o sociali potrebbe rimettersi in cammino. Al momento non se ne vedono.

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DEL RESTO, a prescindere da questa brutta storia, è difficile credere che l’orizzonte politico di Soumahoro fosse quello del deputato di una piccola formazione di sinistra. La traiettoria avviata con gli «Stati popolari» di luglio 2020 – quando in piazza San Giovanni movimenti, lavoratori e personaggi in vista del mondo della sinistra furono chiamati a fare da comparse al suo one man show – ambiva a ben altro. A cosa non si è mai capito. Magari un giorno sarà chiarito anche questo.