Due arresti nel milanese per associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere. Per ordine della procura di Milano in manette sono finiti un cittadino egiziano e un naturalizzato italiano di origini egiziane. Secondo il procuratore Marcello Vola i due sono da considerare come «estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell’Isis, mettendosi a disposizione dell’organizzazione terroristica e finanziando cause di sostegno del sedicente stato islamico» verso il quale «avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà».

Tra le varie attività passate al setaccio dagli investigatori ci sono anche delle minacce alla presidente del consiglio Giorgia Meloni. O almeno così è stato interpretato un commento scritto su Facebook il 3 ottobre dell’anno scorso nel quale uno degli arrestati così commentava un post su una passata uscita della premier sull’assenza di crocifissi nei paesi musulmani: «Non ti preoccupare per noi, sappiamo benissimo come zittirli e fermarli al momento giusto. Viviamo con loro da banditi, pronti a colpirli a ciabattate».

Tra gli altri fatti contestati c’è anche l’invidio di denaro – migliaia di euro in totale – a sostegno di donne rimaste vedove in Palestina, organizzazioni attive in Yemen e un uomo che, secondo gli inquirenti, farebbe parte dell’Isis in Siria. Non sono emersi, tuttavia, espliciti riferimenti ad attentati né a piani per realizzarne.

Gli arresti sono stati eseguiti dalla Digos e l’indagine è cominciata oltre due anni fa, dopo una segnalazione che proveniva dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Perugia. Gli investigatori poi confermano che questi due arresti non hanno nulla a che fare né con l’attacco di lunedì sera a Bruxelles né con il caso del 33enne egiziano che sabato scorso a Milano ha aggredito a mani nude tre passanti al grido di «Allah è grande».

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, commentando l’accaduto, ha sottolineato che «al momento non ci sono minacce dirette verso l’Italia» anche se «può esserci sempre qualche fondamentalista esagitato, qualche cane sciolto, quindi la prevenzione è massima. Non abbiamo pericoli segnalati imminenti. Si fa di tutto perché gli italiani possano vivere in sicurezza, anche controlli sugli immigrati che arrivano perché non ci siano infiltrati terroristi».

Già il 29 maggio del 2022, comunque, la polizia fece sapere di avere «individuato 2000 indirizzi IP riconducibili a visistatori di un sito nascosto, associato a provider italiani, dove scaricare materiale propagandistico per l’Isis».

L’indagine che ha portato ai due arresti di Milano, al tempo, era già in corso, soprattutto attraverso il controllo e l’analisi di fonti aperte (Osint) e di alcuni gruppi di Whatsapp di matrice cosiddetta jihadista.