Pfas, in Europa almeno 17mila i siti «contaminati in eterno»
L'inchiesta Forever pollution project: 17 media hanno collaborato alla stesura della mappa dei luoghi avvelenati dai rifiuti chimici. In Italia la concentrazione maggiore nel Veneto e nelle acque del Po
L'inchiesta Forever pollution project: 17 media hanno collaborato alla stesura della mappa dei luoghi avvelenati dai rifiuti chimici. In Italia la concentrazione maggiore nel Veneto e nelle acque del Po
Circa 17mila siti contaminati in Europa, di cui 2.100 a livelli pericolosi per la salute: è la mappa dei Pfas conosciuti come «inquinanti eterni». A stilarla sono stati 17 media, tra cui Le Monde e The Guardian, nell’ambito del «Forever Pollution Project». I Pfas sono composti chimici sintetici quasi indistruttibili: sviluppati per resistere all’acqua e al calore, hanno proprietà antiadesive e impermeabili, usati nell’industria e presenti in oggetti comuni: prodotti in teflon, imballaggi alimentari, tessili, Gore-tex, automobili, persino nel filo interdentale.
Sono stati collegati a una serie di malattie gravi. Il Pfoa, in particolare, a cancro ai reni e ai testicoli, malattie della tiroide, colite ulcerosa, colesterolo alto e ipertensione indotta dalla gravidanza. Il Pfos a malattie della riproduzione, dello sviluppo, del fegato, dei reni e della tiroide. Nella mappa spiccano in rosso un lago norvegese, il Danubio, un fiume ceco e vaste aree che circondano siti industriali.
I giornalisti hanno individuato 20 fabbriche produttrici di Pfas, soprattutto in Germania e Francia, e 230 aziende identificate come utilizzatrici del composto chimico. Da queste località ma anche dall’individuazione di attività industriali presenti o passate, i giornalisti hanno individuato 21.500 siti «presunti contaminati» in Europa, in particolare aree intorno agli aeroporti che utilizzano schiume antincendio contenenti Pfas.
In Italia, nel Po sono stati riscontrati alti livelli altissimi. Dagli anni ’60 i Pfas sono stati prodotti nella piana fra Padova, Verona e Vicenza, da lì riversati nelle acque superficiali delle campagne e percolati nelle falde contaminando un’area molto estesa, considerata dal Cnr il più grande inquinamento idrico d’Europa. I Pfas non si degradano e sono molto mobili, possono essere rilevati in acqua, aria, pioggia, lontre e merluzzi, uova ed esseri umani. Ed è estremamente costoso sbarazzarsene così spesso si rinuncia alla bonifica. Solo la scorsa settimana l’Agenzia europea delle sostanze chimiche ha avanzato la prima proposta per vietare gli Pfas dal 2026.
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