Kherson ieri mattina si è svegliata gelata e rumorosa. La prima giornata di sole dopo una settimana di pioggia incessante ha coinciso con una serie di bombardamenti iniziati nel cuore della notte e proseguiti fino al tramonto.
Il primo attacco, alle 3.30, ha fatto precipitare in strada i residenti di una palazzina popolare nella zona ovest della città e li ha costretti a trascorrere una notte tremenda di fronte ai fuochi improvvisati accesi per scaldarsi. L’obiettivo era probabilmente una struttura industriale a poche decine di metri, che forse ospita un presidio militare in quanto da una crepa nel muro si notavano sacchi di sabbia e soldati all’opera. Ma, come spesso stiamo notando in questi in giorni, i colpi non sono andati a segno. Anzi, hanno centrato l’ennesimo palazzo.

COME SE NON BASTASSE, durante la mattinata i volontari di un’organizzazione umanitaria che si occupa di distribuire pasti caldi nella zona oggi non si sono presentati. Nonostante il freddo e la nottataccia i residenti erano comunque in attesa. «Ma non hai paura che colpiscano di nuovo?» chiediamo a un anziano ai primi posti della coda. «Sì, ma ho più fame che paura» dice lui sorridendo amaramente. Dietro il vecchio, un bambino con sulle spalle una coperta che riproduce la bandiera ucraina si fa fotografare dai giornalisti. Prima di andarcene una donna rischia di farsi molto male a causa di un ramo che si stacca di netto da uno degli alberi ornamentali del marciapiede. Altre signore vicino a lei le urlano di spostarsi ma lei sembra muoversi al rallentatore e, per fortuna, il ramo le cade accanto.

Verso mezzogiorno anche la piazza centrale della città viene colpita. L’imponente edificio dell’amministrazione regionale, simile a molti edifici governativi di epoca sovietica, viene colpito da un missile. Sul tetto si crea un gran fungo di polvere e detriti biancastri, le vetrine dei negozi esplodono e la piazza si riempie di resti vari. Poco dopo anche una struttura industriale nei pressi dell’idroscalo viene bombardata e stavolta la colonna di fumo è nera e imponente tanto da coprire in breve tempo il cielo sopra la città. Tuttavia, contemporaneamente a questi attacchi maggiori, diverse altre case sono state danneggiate, soprattutto nell’area vicino al fiume. A fine giornata sembra che il bilancio definitivo non contempli vittime ma solo sei feriti.
Anche nella capitale è stata una giornata molto movimentata. Almeno due stormi dei cosiddetti «droni kamikaze» di produzione iraniana sono stati lanciati da una base russa nel Mar d’Azov, stando alle dichiarazioni dell’aeronautica militare ucraina. L’attacco è avvenuto in due ondate e avrebbe causato «minimi danni» a 4 edifici residenziali e a un edificio amministrativo nel quartiere Shevchenkivsky, secondo Segiy Poplo, capo dell’amministrazione militare della capitale. La contraerea di Kiev stavolta però si è rivelata estremamente efficace ed è riuscita ad abbattere 11 dei velivoli nemici, limitando di molto i danni.

A PROPOSITO di contraerea, da quando l’agenzia Reuters ha pubblicato un’anteprima sulla presunta decisione della Casa bianca di fornire all’Ucraina il sistema di contraerea «Patriot», si sono rincorse le voci che davano ormai per certa questa decisione dell’amministrazione Usa. I «Patriot», rappresenterebbero un deciso salto di qualità per le difese aeree del Paese in quanto sono in grado di colpire i missili e i velivoli nemici anche a lunghe distanze, sarebbero invece inutili contro i droni che volano a bassa quota. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov aveva subito dichiarato che tali armamenti saranno considerati un «obiettivo legittimo» e colpiti di conseguenza. Peskov aveva comunque aggiunto che finora si trattava solo di voci diffuse dai media e che Mosca aspetta «informazioni ufficiali». Le quali sono giunte in serata da Washington sotto forma di smentita. «Non posso confermare le notizie di stampa sulla consegna di Patriot all’Ucraina» ha dichiarato John Kirby, portavoce per la sicurezza nazionale.