Dove va il partito socialista francese? Giovedì 19 ci sarà il secondo turno del voto degli iscritti per scegliere il segretario, che poi dovrà tentare di rilanciare il partito al congresso di fine mese: al primo turno, giovedì 12, l’attuale leader in carica da 5 anni, Olivier Faure, è arrivato in testa con circa il 50% dei voti, ma dovrà sfidare il “terzo uomo”, il sindaco di Rouen Nicolas Mayer-Rossignol, che raccogliendo un po’ più del 30% dei suffragi ha superato Hélène Geoffroy, sindaca di Vaulx-en-Velin e già sfidante sfortunata di Faure nel 2021.

Non è tanto una battaglia di nomi, ma di posizione politica (più che di vero approfondimento ideologico). Per il Ps è anche una lotta per la sopravvivenza: il partito che è stato di Mitterrand e di Jospin ha ottenuto solo l’1,7% all’ultima presidenziale con la candidata Anne Hidalgo. Alle legislative è riuscito a far eleggere 30 deputati, grazie all’alleanza della Nupes, con la France Insoumise, i verdi di Eelv e il Pcf. Ma questa intesa sta causando opposizione interna. Faure la difende come unica ancora di salvataggio e spera in una lista unica anche per le prossime elezioni europee e, in prospettiva, per la presidenziale del 2027. Secondo l’area Faure, il voto degli iscritti ha confermato questa linea.

Ma ha votato solo la metà dei 40mila iscritti (e ci sono state confusioni informatiche, il voto dall’estero è stato annullato): per lo sfidante Mayer-Rossignol, «la direzione non è più maggioritaria, non è più in grado di dirigere il partito, c’è un rischio di scissione, di frattura definitiva». Mayer-Rossignol, che viene dall’area Fabius, propone una via mediana, tra l’adesione alla Nupes e l’autonomia, attenta all’unità a sinistra, ma con la speranza di riportare il Ps alla testa dello schieramento. Per Hélène Geoffroy, invece, esponente della vecchia guardia legata all’ex presidente François Hollande, l’unica strada per salvare il Ps è uscire dalla Nupes e ritrovare la cultura di governo del passato. Ma una parte dei socialisti legati alla cultura di governo hanno da tempo abbandonato la barca Ps per raggiungere Macron.

Nei fatti, i rapporti del Ps con le altre componenti della Nupes non sono sempre un lungo fiume tranquillo: questa settimana, i socialisti hanno votato a favore di una legge sull’accelerazione della transizione ecologica presentata dal governo, contrariamente agli alleati (divisi tra astensione e opposizione). Lo stesso Faure è stato molto critico sulla gestione alla France Insoumise del caso di Adrien Quatennens, l’ormai ex delfino di Mélenchon condannato a 4 mesi con la condizionale per violenze coniugali (difeso dal leader, poi sospeso per 4 mesi dal partito, ma da questa settimana di nuovo presente in parlamento nel gruppo misto).

Ci sono critiche all’interno della Nupes nei confronti del funzionamento della France Insoumise, dove i dirigenti storici sono stati esclusi dalla direzione, a favore di esponenti più giovani e che devono tutto a Mélenchon (creando non poche tensioni interne al partito). Lascia perplessi la posizione della France Insoumise contro le “zone a bassa emissione” nelle città, per limitare l’inquinamento delle auto più vecchie (Mélenchon è contro perché colpisce le classi popolari, mentre i Verdi le difendono in nome dell’ambiente).

La spaccatura all’interno del Ps riguarda la questione del futuro della social-democrazia, schiacciata nella Nupes tra le posizioni radicali della France Insoumise e gli ecolo, che hanno anch’essi pulsioni di autonomia (andranno da soli alle europee) e mire di egemonia a sinistra. La questione del ruolo del lavoro nella società divide, social-democratici e comunisti continuano a pensarlo come centrale, mentre per una esponente di punta dei Verdi, Sandrine Rousseau, il lavoro «è un valore di destra».

La sinistra ha ritrovato un’unità nella battaglia appena iniziata contro la riforma delle pensioni di Elisabeth Borne, considerata «brutale» per i lavoratori meno qualificati, con l’aumento da 62 a 64 anni dell’età per uscire dal lavoro. Ma lo sfidante Meyer-Rossignol sottolinea lo zig-zag nella Nupes sulle pensioni, tra la France Insoumise che difende il ritorno ai 60 anni (deciso da Mitterrand nel 1981) e il mantenimento dei 62 anni di Eelv e del Ps.