La Repubblica islamica si prepara a celebrare il 44esimo anno della rivoluzione del 1979 mentre lo scontento popolare, dopo quattro mesi di ribellione, è in ogni angolo del paese. La dura repressione, la devastante crisi economica, il freddo eccezionale e l’insufficienza di gas da riscaldamento hanno costretto i ribelli a limitare le manifestazioni. Continuano a urlare slogan dalle finestre nelle ore notturne e a scriverli su banner e murales.

Qualsiasi raduno, anche solo la cerimonia di ricordo delle vittime, è sorvegliato pesantemente dai servizi di sicurezza. Gli arresti diventano più mirati e la pesante macchina di propaganda dello stato produce un misto di minacce e autoesaltazione.

LA DISCUSSIONE sulla libera scelta del velo delle donne è stata soffocata da milioni di sms inviati alla cittadinanza intimandola all’osservanza del velo e da minacce dirette di vari personaggi religiosi e politici.

Mentre il Consiglio culturale dell’Università di Teheran emette un nuovo ordine: «Le persone senza velo all’ingresso e dentro l’ambiente universitario saranno identificate attraverso la tessera dello studente e riferite alle autorità competente». Le intimidazioni si traducono in sentenze arbitrarie nei tribunali che fanno scandalo anche tra i giuristi iraniani.

La decapitazione di una giovane donna per mano del marito, avvenuta l’anno scorso a Ahwaz, è stata punita con appena otto anni di reclusione: «Confrontate le pene detentive – scrive Mohsen Borhani, giurista iraniano espulso dall’Università di Teheran per le sue aspre critiche – Decapitare in pubblico: 8 anni: far roteare il velo: 10 anni; inviare video ai mezzi d’informazione all’estero: 10 anni; partecipare a una manifestazione studentesca: 5 anni; pubblicare una storia su Instagram: 5 anni».

INTANTO si moltiplicano le azioni degli iraniani all’estero. Reza Pahlavi, figlio dell’ultimo scià, ha chiesto agli iraniani di poterli rappresentare per una transizione governativa. La petizione online è stata firmata da poco meno di 300mila persone. È il tentativo di legittimare una leadership carente in questi mesi.

Tre giorni fa 12mila iraniani si sono radunati davanti al parlamento europeo a Strasburgo che ha poi approvato una risoluzione che «invita l’Ue e i suoi Stati membri a includere il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione nell’elenco dei terroristi sulla base delle sue attività terroristiche, della repressione nei confronti dei manifestanti e della fornitura di droni alla Russia».