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Slogan orteguisti contro la bara di Cardenal

Slogan orteguisti  contro la bara di CardenalCattedrale di Managua, parenti e amici intorno al feretro di padre Ernesto Cardenal – Ap

Nicaragua, triste destino Provocazioni fin dentro la chiesa che ha ospitato le esequie del grande poeta e sacerdote della Rivoluzione Sandinista scomparso. Malgrado il lutto nazionale

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 6 marzo 2020

«Quando siamo arrivati in cattedrale c’erano già alcune centinaia di orteguisti che occupavano i banchi; uno di loro mi urlava ripetutamente e provocatoriamente in faccia: queremos la paz, vogliamo la pace».

È il racconto di un’amica del padre Ernesto Cardenal, presente all’ultimo saluto al grande poeta e sacerdote nicaraguense scomparso domenica a Managua all’età di 95 anni. «A un certo punto, temendo che volessero profanare il feretro, un gruppetto di amici e familiari presenti si sono intorno alla bara; c’è voluto che il nunzio scendesse dall’altare per calmare un po’ gli animi e cominciare la messa».

In questo clima di provocazione fisica si è svolta in Nicaragua la funzione funebre per colui che, oltre a un grande letterato latinoamericano, fu il ministro della Cultura durante il decennio della passata Rivoluzione popolare sandinista. Un’orda di scalmanati con fazzoletti rossi e neri gridavano gli antichi slogan del Fronte Sandinista, proprio contro colui che meglio di ogni altro li aveva interpretati: all’insegna della creazione del hombre nuevo. Quasi che fosse egli stesso e non loro il «traditore»…

GIÀ DURANTE LA GIORNATA di veglia decine di pattuglie della polizia avevano circondato il luogo della cerimonia per impedire qualsiasi manifestazione. È dunque con questo spirito intimidatorio e da presa in giro che la vicepresidente del Nicaragua, Rosario Murillo, moglie del presidente Daniel Ortega e anch’ella poeta, aveva in realtà decretato i tre giorni di lutto nazionale.

È lei, con la sua trentina di anelli che porta permanentemente alle dita (ognuno contro un diverso tipo di malocchio), che governa oggi questo paese all’ombra dell’uomo che sua figlia ha denunciato per le violenze subite per anni quando era minorenne. E che si è accanita da sempre sull’illustre poeta che fin dagli anni ’90 aveva denunciato internazionalmente la deriva tirannica dell’orteguismo; da cui ha pure preso le distanze quasi tutta l’antica «Dirección Nacional» del Fronte.

Anche la nota scrittrice Gioconda Belli, che è stata fino all’ultimo vicina a Ernesto Cardenal, è stata spintonata e insultata nel caos generatosi alla fine della cerimonia; che si è conclusa con un fuggi fuggi generale e con la premeditata aggressione di cinque giornalisti: picchiati, derubati delle attrezzature e finiti all’ospedale.

È UN TRAGICO DESTINO quello del Nicaragua odierno; convertito in stato di polizia dall’aprile del 2018, quando la ribellione dei giovani studenti è stata soffocata nel sangue dalla repressione governativa. Mentre il padre Ernesto, seguendo le sue ultime volontà, verrà cremato e le sue ceneri sparse nelle isole di Solentiname, dove aveva fondato la sua comunità contemplativa.

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