«Cari cittadini…» ancora una volta la voce gracchiante degli altoparlanti che accompagna le sirene a Odessa ha svegliato la città nel cuore della notte. Una raffica, poi un’altra e poi un’altra ancora. I colpi sono talmente concentrati che assomigliano a uno scroscio. Si attende in silenzio, a volte nella confusione del risveglio improvviso, di sentire se ci sarà un boato. In tal caso vuol dire che qualcosa è stato colpito, in aria o a terra, e ogni colpo ha il suo suono peculiare. Ieri notte di boati non ce ne sono stati, solo scrosci. Quindi si trattava di droni.

LA MAGGIOR PARTE sono stati abbattuti e in centro non si registrano danni. Nelle zone periferiche e nei pressi del porto non è chiaro. Quasi in contemporanea con le sirene, il portavoce dell’amministrazione militare locale, Sergei Bratchuk ha invitato la difesa aerea ad attivarsi tempestivamente. Sui canali Telegram russi alcuni dichiarano che sono state colpite infrastrutture logistiche, altri che si trattava di depositi, diversi analisti (seppur di parte) ammettono di non sapere di preciso di cosa si tratti ma di essere sicuri che sia qualcosa di importante. Non è la prima volta che da fonti russe vengono diffuse informazioni del genere, il messaggio assomiglia a molti altri letti nei mesi scorsi. Inoltre, le autorità locali non hanno dato contezza di alcun obiettivo danneggiato, quindi per ora si tratta solo di indiscrezioni.

NEL POMERIGGIO altre sirene, ma stavolta l’obiettivo non sembra essere la città, ma la regione circostante, in particolare un hangar con attrezzature militari delle forze armate ucraine nell’area dello stabilimento di Dunaisudoremont. Nessuna conferma anche in questo caso. Ciò che è certo è che Odessa è tornata un obiettivo. Forse per le importanti riserve di idrocarburi custodite negli enormi silos del porto, forse per le strutture logistiche che potrebbero far da base ai droni marini diretti contro le navi militari russe nel Mar nero, per le importanti batterie di contraerea arricchite dagli armamenti occidentali o per i centri di comando che organizzano gli attacchi in Crimea; o per la somma di tutte queste caratteristiche, certo. Ieri, ad esempio, le autorità filo-russe della Crimea hanno dichiarato che undici droni provenienti dalla regione di Odessa sono stati abbattuti nei cieli della penisola. Anche qui, secondo le autorità, non ci sono né danni alle infrastrutture né feriti.

MA LA ZONA costiera non è l’unica interessata dagli attacchi missilistici. In totale la scorsa notte la contraerea ucraina ha dichiarato di aver abbattuto uno dei quattro missili da crociera lanciati dai caccia russi. I tre andati a segno hanno colpito impianti industriali a Kryvyi Rih, nella regione di Dnepropetrovsk. Anche Kharkiv è stata colpita nuovamente dall’artiglieria nemica. Di contro, dei venti droni «Geran» lanciati dall’aviazione russa, nessuno sarebbe andato a segno. Secondo il ministero della Difesa russo, tuttavia, la nottata è andata diversamente: «Le forze aerospaziali questa notte hanno lanciato un attacco missilistico aereo di alta precisione e a lungo raggio sui siti ucraini di produzione dei droni d’attacco. Tutti i siti designati sono stati colpiti. L’obiettivo dell’attacco è stato raggiunto». Il ministero ha anche affermato che le difese aeree russe hanno intercettato cinque missili Himars e abbattuto 25 droni.
Oramai, è evidente, la guerra dei numeri è troppo complessa per essere seguita, anche per chi lavora sul campo. Possiamo riportare di obiettivi specifici colpiti, ma l’Ucraina è talmente vasta e il suo sistema militare talmente articolato da rendere difficili resoconti esaustivi.

IERI AD ESEMPIO, dal ministero della Difesa di Kiev hanno dichiarato di aver riconquistato 100 kmq di territorio in una settimana di controffensiva, ma la traduzione pratica di tale cifra non è al momento tangibile. Bisognerà attendere successi strategici importanti, se arriveranno, per ridisegnare la mappa del fronte.
Intanto, chi ha deciso di non attendere è il Parlamento europeo che ieri ha votato una risoluzione non legislativa che chiede, con 425 voti a favore, 38 contrari e 42 astensioni, che «il processo di adesione di Kiev alla Nato sia avviato dopo la fine della guerra e ultimato quanto prima».