Siracusa, emissioni inquinanti e odori nauseabondi. Sequestrati quattro stabilimenti
Triangolo industriale Sigillati impianti di Versalis, Sasol, Tas e Ias. Indagate 19 persone per reati ambientali
Triangolo industriale Sigillati impianti di Versalis, Sasol, Tas e Ias. Indagate 19 persone per reati ambientali
Nel triangolo industriale di Siracusa quell’odore nauseabondo che si percepisce in alcune zone, più volte segnalato con esposti e denunce da comitati di cittadini e dagli ambientalisti, per la Procura sarebbe stato causato dalle emissioni fuori norma di quattro impianti: la Versalis di Priolo, la Sasol di Augusta e i depuratori Tas di Priolo Servizi a Melilli e Ias a Priolo Gargallo.
Gli stabilimenti sono stati sequestrati dai magistrati che stanno conducendo un’inchiesta ad ampio raggio. Alle aziende gli inquirenti, in questa fase, hanno consentito la continuità di esercizio degli impianti, a patto che i gestori, entro 90 giorni, producano un programma per ricondurre nei limiti le emissioni in atmosfera. Imposto alle società comunque il versamento di una garanzia fideiussoria, pari al costo delle opere di adeguamento che dovranno essere completate entro un anno.
L’operazione, denominata «No fly», è condotta da carabinieri e guardia di finanza, in collaborazione con il Noe di Catania e il Nictas dell’azienda sanitaria provinciale. La Procura ha iscritto nel registro degli indagati 19 persone, manager e dirigenti che hanno rivestito incarichi di responsabilità nelle aziende coinvolte tra gennaio 2014 e giugno 2016; agli indagati vengono contestati reati ambientali, responsabilità amministrativa ed emissione in luoghi pubblici di sostanze idonee a creare molestie.
I consulenti della Procura hanno preso in esame i dati delle centraline di rilevamento atmosferico, la posizione delle aziende e uno studio effettuato nella zona tra Priolo, Siracusa e Augusta; elementi che hanno permesso agli inquirenti di individuare l’origine dei cattivi odori e accertare la percentuale di inquinamento prodotta da ciascun impianto.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore Fabio Scavone e diretta dai sostituti Tommaso Pagano, Salvatore Grillo e Davide Lucignani, scaturisce da una serie di esposti e denunce. «Le autorizzazioni ambientali, rilasciate dalla Regione siciliana e dal ministero dell’Ambiente, erano lacunose», sostengono i pm. «Ma la situazione più grave si è registrata all’Ias di Priolo, dove l’impianto di deodorizzazione non è mai entrato in funzione», spiega il sostituto procuratore Salvatore Grillo.
La società Sasol Italy, multinazionale della chimica presente in 33 Paesi, sta collaborando con le autorità competenti, sottolineando «di aver già effettuato negli ultimi anni cospicui investimenti per lo sviluppo sostenibile». Anche la Versalis, società dell’Eni impegnata nella chimica di base, operativa a Priolo per la produzione di etilene, «sta fornendo la massima collaborazione all’autorità giudiziaria e confida di poter dimostrare la correttezza del proprio operato».
«Non è un’attività conclusiva e non celebriamo un trionfo. Il territorio merita attenzione per un problema molto sentito dalla popolazione – dice il procuratore Scavone – Non intendiamo risolvere in questo modo il problema. Intanto abbiamo analizzato la qualità dell’aria dal punto di vista olfattivo, ma non ci fermeremo a questa fase».
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