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Sindaco, commissario e candidato in Regione Il terzo tempo di Bucci

Sindaco, commissario e candidato in Regione Il terzo tempo di BucciMarco Bucci – foto LaPresse

Per uscire dal rebus Liguria il centrodestra segue l’idea di Meloni. E “sposta” il primo cittadino di Genova. Che giura: non tradisco

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 12 settembre 2024

«Abbiamo fatto come il genovese Embriaco degli Embriaci che, per superare le mura di Gerusalemme, distrusse la flotta e con i materiali delle navi costruì torri più alte delle mura». Questo raccontava Marco Bucci nell’agosto di due anni fa, allora era solo il sindaco di Genova appena rieletto. Da ieri è anche il candidato del centrodestra alle elezioni regionali liguri del 27 e 28 ottobre.

La citazione, quella del suo eroe, protagonista della prima Crociata, arrivava in mezzo a un’intervista, saltava fuori quando al sindaco veniva chiesto dell’ostacolo «superato» nella gara per la costruzione della nuova diga foranea del porto di Genova. Resta la più grande opera pubblica finanziata, anche, ma non solo, con i fondi del Pnrr. Diga alzata da una profondità mai vista prima e anche per questo fonte di infinite e motivate perplessità. Da quella gara, in quel preciso istante, si erano ritirati entrambi i concorrenti. Si andrà a trattativa privata, l’appalto se lo aggiudicherà il gigante della costruzione Salini, i concorrenti faranno ricorso al Tar, il tribunale amministrativo della Liguria darà ragione ai ricorrenti, ma senza sospensiva e la battaglia è ancora aperta. Per la costruzione di quella diga il sindaco-neo candidato è anche commissario ed è stato commissario per la costruzione di ponte San Giorgio, dopo il drammatico crollo di Ponte Morandi.

Ora di quella frase, quella dell’Embriaco, a due anni di distanza colpisce l’attualità di uno scenario politico che sembrava non trovare né pace né candidato, tutto ovviamente dal 7 maggio scorso, data dell’arresto di Giovanni Toti, governatore della Liguria, finito quel giorno ai domiciliari con l’accusa di corruzione. Oggi, distrutta forse solo in apparenza la flotta del totismo, ecco alzarsi la torre della destra e di un centro dedito al civismo dichiarato, capace di trovare con Bucci un candidato almeno competitivo. Tutto a sei settimane e mezzo dal voto, quando il centrosinistra nel suo campo largo ha già lanciato la sfida con Andrea Orlando, tre volte ministro e già vicesegretario del Pd.

Il nome di Bucci nel centrodestra pare mettere d’accordo tutti e rompe i veti incrociati, diventati al ritorno dalle ferie della politica romana fitti come un bosco di pugnali volanti. Perché con l’arresto di Toti il voto ligure di fine ottobre è diventato il primo banco di prova sulla tenuta e i rapporti di forza nella colazione di governo. Per questo Fratelli d’Italia non dava il via libera al candidato proposto dalla Lega e viceversa. Poi si è arrivati al paradosso: il sindaco scelto nel 2017 dalla Lega, accetta di candidarsi alla Regione dopo una telefonata del leader di Fratelli d’Italia, la premier Giorgia Meloni.

Nella vicenda giudiziaria che ha portato agli arresti domiciliari Toti, il sindaco Bucci non è stato coinvolto. Sarà ascoltato come persona informata dei fatti? Un’indiscrezione mai confermata, tanto che il sindaco in procura non è mai stato convocato. Ieri invece è salito sui gradini della prefettura di Genova, per una conferenza stampa, più o meno programmata, come la sua investitura: «Non ho cambiato idea, ma ci sono momenti nei quali si deve esercitare la leadership e non abbandonare la regione a quelli del no, a quelli della decrescita. Non sarà una passeggiata, ma sono in grado di farlo, si può fare e si va avanti». E a chi gli chiede se utilizzerà per la campagna elettorale i fondi del comitato Toti, Bucci ha risposto: «Per i finanziamenti della campagna elettorale utilizzeremo solo i soldi dei partiti politici».

Davanti a lui, ai lati delle telecamere era arrivato anche Giovanni Toti. E sorrideva compiaciuto. Dall’Embriaco al Gattopardo è un attimo.

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