Silenzio, è in corso l’«operazione» di Israele in Cisgiordania. Qualcosa di chirurgico, che ha l’obiettivo, come dice il ministro Salvini, di «reprimere il terrorismo palestinese». Nessuno disturbi il manovratore Netanyahu, e infatti la grande stampa italiana s’accoda «Israele muove su Jenin», «drone su cellula di miliziani», parole asettiche per mascherare i bombardamenti su pochi chilometri quadrati di Cisgiordania pieni di civili palestinesi.

Qualche timida voce si leva dai banchi delle forze progressiste in Parlamento, il Pd con Peppe Provenzano auspica che Onu, Usa e Ue si adoperino per far ripartire il dialogo tra i due popoli, come se le tante risoluzioni Onu non fossero già state ignorate e cestinate dagli israeliani. Schlein tace. Fratoianni ha il coraggio di parlare di «guerra contro la popolazione civile», ma anche lui evita una condanna netta dell’operato del governo israeliano e si limita a chiedere che Tajani riferisca in Parlamento.

Anche l’intergruppo parlamentare per la pace tra Palestina e Israele (composto da esponenti di Pd, 5S e sinistra) chiede un incontro «urgente» a Tajani e almeno parla di «crimini di guerra». Il ministro degli esteri, però, si è fatto vivo solo per condannare «ogni atto terroristico che mina la sicurezza dello Stato d’Israele». Il resto non esiste.

Tra i 5 stelle tocca cercare un europarlamentare, Fabio Massimo Castaldo, per sentire che «le azioni del governo israeliano sono da condannare con fermezza». Conte non sente il bisogno di intervenire, l’ultra pacifismo del leader 5 stelle evidentemente si ferma in Ucraina. Anche lì la guerra e l’invasione di territori è stata chiamata «operazione» dalla propaganda di Putin. In quel caso però Nato e Ue sono scattati a difesa dell’aggredito. La Palestina può attendere.