Siccità in Sicilia sempre peggio: acqua razionata ovunque, il picco a Natale
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Siccità in Sicilia sempre peggio: acqua razionata ovunque, il picco a Natale

L’effetto della siccità sotto il ponte di Boretto, sul letto del fiume Po foto di Luca Bruno/LaPresse

Clima Da lunedì a Palermo, finora salva, l’erogazione dell’acqua potabile sarà razionata. Gli avvisi sono già stati inviati. Si procederà per zone, prima quelle periferiche

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 4 ottobre 2024

C’è chi riesuma la vecchia storia di bombardare le nuvole, chi come il governatone Renato Schifani ritiene che la vera soluzione è la dissalazione dell’acqua del mare con la creazione di mega impianti di potabilizzazione come hanno fatto a Dubai e negli Emirati ma ci vorrà del tempo e soprattutto saranno necessari tanti quattrini ma qualche multinazionale sta già fiutando il business.

Chi spinge per la costruzione di nuovi pozzi e il recupero di quelli abbandonati da tanti anni perché il sottosuolo come si sanno gli esperti è pieno d’acqua ma servono tanti soldi, chi sollecita il rifacimento delle reti colabrodo dei territori disgraziati di Agrigento e Caltanissetta che soffrono più di altri, chi se la prende con i governi che per decenni hanno sperperato denaro pubblico senza mai collaudare dighe e invasi coi fondali adesso pieni di sabbia e una gran gatta da pelare. Com’era nelle previsioni d’inizio d’anno, la Sicilia si sta ritrovando sempre più assetata. La siccità non sta dando tregua, la situazione sta peggiorando di settimana in settimana.

A Natale, sembra incredibile ma sarà così se non cambia il contesto climatico, buona parte dell’isola si ritroverà con i rubinetti a secco, mentre gli allevatori stanno continuando a macellare i propri capi di bestiame e gli agricoltori stanno facendo i conti con una crisi senza precedenti, olivicoltori e vitivinicoltori ne stanno pagando lo scotto. Tempi più duri ovunque. Da lunedì a Palermo l’erogazione dell’acqua potabile sarà razionata. Gli avvisi sono già stati inviati. Si procederà per zone, prima quelle periferiche. Finora il capoluogo era stato risparmiato, ma la corsa contro il tempo per evitare il razionamento è fallita. A Enna va ancora peggio. Le riserve dell’Ancipa, la diga che alimenta molti comuni della provincia, secondo quanto è emerso nel corso della cabina di regia, sarebbero sufficienti fino al 20 novembre. Un allarme soprattutto per quei Comuni, come Troina, Nicosia e Gagliano, che sono totalmente dipendenti dall’invaso: acqua ogni 7 giorni, contro le 6 di Enna e le 5 di Calascibetta. Drammatico il quadro che viene fuori dall’ultimo report dell’autorità di bacino idrografico. A secco sono le dighe di Comunelli, Fanaco, Leone e Zaffarana. Nel giro di qualche giorno o settimana stessa sorte toccherà a Cimia, Furore, Gorgo Lago, Nicoletti, Prizzi, Rubino, Trinità. E altre se ne aggiungeranno da qui a dicembre.

«Con la siccità che stiamo affrontando, non possiamo permetterci di sprecare nulla, le conseguenze della crisi idrica in Sicilia sarebbero state meno gravi se ci fosse stata una gestione oculata dell’acqua invasata nelle dighe: per questo chiediamo di conoscere l’avanzamento dei lavori annunciati dall’assessore all’Energia», dice Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars, che ha presentato un’interrogazione parlamentare.

«Delle 46 dighe presenti in Sicilia – si legge nell’interrogazione – 26 sono gestite dall’assessorato regionale all’Energia, quattro dai Consorzi di bonifica, otto da Enel, due da Siciliacque, una risulta senza concessionario e il resto è gestito da soggetti privati. Delle 26 gestite dall’assessorato, ne risultano in esercizio 23 in quanto Pietrarossa e Blufi sono ancora in costruzione e Pasquasìa è stata posta fuori esercizio».

Il governo Schifani all’inizio di agosto ha consegnato all’Assemblea una relazione secondo cui erano in corso 53 interventi per un importo di 311 milioni di euro a valere su vari fondi extra regionali e ulteriori 12 opere inserite nel piano nazionale per 292 milioni. In alcuni rioni di Agrigento l’acqua arriva ogni 32 giorni, la rete idrica è un colabrodo, si perde quasi il 60% dell’acqua per strada. A Caltanissetta in alcuni quartieri l’acqua manca da 110 giorni. Ovviamente si ricorre alle autobotti. «E qui il problema, oltre che di costi – spiega Monia Parlato, che guida la protesta dei cittadini a Enna – è anche igienico sanitario. Recentemente la guardia di finanza ha scoperto che alcuni prendevano acqua dai fiumi. Come si fa senza garanzie a usarla?». Nei giorni scorsi la Procura di Enna ha anche aperto un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità nella gestione dell’erogazione idrica che fa registrare perdite di 80/90 litri al secondo. A Siracusa su 100 litri di acqua se ne perdono 60.

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