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Riserve idriche a secco e il commissario latita

Riserve idriche a secco e il commissario latitaIl lago artificiale di Fanaco, a Castronovo di Sicilia, ormai quasi prosciugato – Greenpeace

Siccità L’Autorità di bacino lancia l’allarme: salvo piogge straordinarie tra novembre e gennaio i bacini si esauriranno completamente. Il Sud è già nei guai

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 4 ottobre 2024

Dal 18 maggio il Commissario straordinario nazionale per la siccità, Nicola Dell’Acqua, non rilascia un’intervista. L’ultima sua apparizione pubblica risale invece a metà luglio, quando è stato audito dall’ottava Commissione della Camera dei Deputati, quella che si occupa di ambiente, territorio e lavori pubblici. Nonostante l’estate caldissima, gli invasi del Centro-sud vuoti, la Sicilia a secco, il medico che il governo Meloni ha messo a governare la crisi idrica del Paese non ha proferito verbo, né azione. Per questo, mentre la pioggia inonda nuovamente la Pianura Padana, ieri Anbi – l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue – ha attaccato l’esecutivo, facendo il punto della situazione siccità in tutto il Paese.

UN GIRO D’ITALIA pieno di vuoti. La Sicilia è una storia a sé, e le ultime rilevazioni pubblicate parlano di un volume residuo, negli invasi dell’Isola, di circa 187 milioni di metri cubi, di cui poco più di 60 sono utilizzabili: delle 29 dighe siciliane, nove sono vuote, dieci hanno meno di 1 milione di metri cubi utilizzabili e sette meno di 5 milioni. L’Autorità di bacino ha previsto che, salvo piogge straordinarie, tra novembre e gennaio le riserve idriche si esauriranno completamente.

Anche la situazione della Basilicata sembra orientata a un inevitabile completo svuotamento: in una sola settimana dai bacini lucani escono circa 7 milioni di metri cubi d’acqua e rispetto allo scorso anno ne mancano all’appello oltre 166. Nella pugliese Capitanata i volumi idrici residui ammontano a soli 42 milioni di metri cubi, quando la capacità d’invaso della sola diga di Occhito è pari a 250 milioni di metri cubi: attualmente i 4 bacini del Tavoliere conservano complessivamente una quantità pari al 17% di quanta potrebbe trattenerne la sola la diga più grande. Oggi nel grande bacino al confine con il Molise ne rimangono solo 36 milioni, cioè meno del volume morto (quello, che non si dovrebbe usare) fissato a 40.

IN UMBRIA CONTINUA a decrescere l’altezza idrometrica del lago Trasimeno, che nonostante le piogge di settembre è attualmente 79 centimetri sotto alla media. Come il lago umbro, anche i bacini della provincia romana affrontano un declino, che sembra inarrestabile, nonostante le copiose precipitazioni del mese scorso (ai Castelli Romani è stato il mese più piovoso da inizio 2024): il lago di Bracciano negli ultimi dieci giorni ha perso altri 3 centimetri, ed è più basso di 10 rispetto al 2023. Anche il lago di Albano, dopo la timidissima ripresa della scorsa settimana, torna a calare. E se cresce la portata del fiume Tevere, si riducono a Roma quella del suo affluente, Aniene, e nel Reatino il livello del Velino.

In Abruzzo, dove da tempo non si irriga più, anche l’approvvigionamento idrico per uso potabile è a rischio nel Sud della regione, a causa degli invasi svuotati e delle esigue portate dei fiumi. Segno negativo anche per i livelli dei fiumi marchigiani Potenza, Esino e Sentino, che erano stati rinvigoriti invece dalle piogge abbondanti di settembre. In Toscana sono in calo i flussi negli alvei di Arno e Ombrone, mentre crescono quelli di Sieve e Serchio. La lista dei bacini a rischio continua con la Liguria, dove calano i livelli dei fiumi Vara e Magra (a Levante) e Argentina (a Ponente).

IN CONTROTENDENZA buona parte dell’Emilia-Romagna, dove solo la settimana scorsa c’è stata una nuova alluvione e da ieri l’allerta meteo è salita a livello rosso: sono in crescita i livelli dei fiumi Reno, Secchia, Enza, Taro e Trebbia, mentre scendono quelli del Savio. Crescita generalizzata delle portate fluviali anche in Veneto e in Lombardia, mentre i grandi laghi sono pieni d’acqua e la salute del Po che si misura a Pontelagoscuro descrive una portata è di 1915 metri cubi al secondo, +44% sulla media.

«Di fronte alla fotografia idrica dell’Italia, sempre più condizionata dall’imprevedibilità meteorologica, è urgente l’avvio di una strategia che al Centro-sud privilegi l’efficientamento e il completamento delle opere esistenti, mentre al Nord punti prioritariamente alla realizzazione di nuove infrastrutture idrauliche multifunzionali, capaci di abbinare funzioni di prevenzione idrogeologica e riserva idrica. I nostri Piani, composti perlopiù da interventi già cantierabili, sono pronti e al servizio del Paese» spiega il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano.

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