Acqua, siamo tutti Flint
Erin Brockovich
Internazionale

Acqua, siamo tutti Flint

Usa L’avvocata dei consumatori resa celebre da un film con Julia Roberts racconta come le donne americane stanno portando avanti la battaglia per l’acqua potabile
Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 2 aprile 2016

A Flint, in Michigan, dall’aprile 2014 è emergenza acqua. Il servizio idrico ha erogato acqua contaminata da piombo e altri metalli. Almeno 6mila persone hanno subito danni alla salute e i morti potrebbero essere già decine. Leggi il reportage di Luca Celada.

Abbiamo visto Flint arrivare. Anzi, sono anni che abbiamo visto arrivare questa crisi nazionale della qualità dell’acqua. Ho visto questi problemi da vicino, li conosco, so cosa provocano. E so che se non interveniamo aumenteranno, anno dopo anno.

Lo so perché decine di migliaia di persone mi scrivono ogni mese, e ho cominciato a creare una mappa con più di 10mila comunità sparse per tutti gli Stati uniti, prendendo nota dei loro problemi idrici. Le persone mi scrivono: i nostri figli hanno il cancro, troppi dei nostri ragazzi in età di liceo sono morti per tumori cerebrali, viviamo vicino a un sito che stanno bonificando ma pensiamo che la nostra acqua sia ancora contaminata. Di solito dopo la prima persona che mi scrive ne arrivano subito altre 20, 30.

Leggo centinaia di queste email ogni giorno. È impossibile sfuggire al senso di emergenza, anche se capisco quando quello che le persone dicono non torna. Alcune email invece superano ogni soglia e dico a me stessa che dobbiamo fare qualcosa, reagire. Lo scorso febbraio quando io e il mio detective Bob Bowcock abbiamo sentito della crisi dell’acqua a Flint in Michigan abbiamo preso subito l’aereo e siamo andati lì.

Quello che mi ha sempre colpito di più è quando la salute delle persone si deteriora. L’ho visto succedere fin da quando ero bambina, fino al mio lavoro a Hinkley e oltre. Qual è il comune denominatore? Di solito è l’acqua inquinata. L’acqua è la cosa che dà vita a tutti noi.

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Le comunità degli Stati uniti lottano contro il piombo nell’acqua da anni. Ma hanno sempre avuto di fronte autorità sorde ai loro problemi. Flint è stata semplicemente la tempesta perfetta.

Io non ho scoperto Flint, è stata la comunità di Flint a scrivermi. Siamo andati lì e abbiamo provato a lanciare l’allarme. Quasi sempre in ogni comunità c’è un leader e 9 volte su 10 quel leader è una mamma. Che ha iniziato a convocare la cittadinanza, organizzare riunioni comunali per informare la popolazione su quanto stava succedendo.

Abbiamo mostrato ai cittadini come proteggere se stessi e le proprie famiglie dall’inquinamento. Abbiamo provato a lavorare con le squadre d’emergenza che di solito sono sul posto, lo facciamo ovunque andiamo e di solito non vogliono ascoltarci. Vogliono gestire le cose a modo loro, pensano che vogliamo solo creare problemi, anche se non è assolutamente vero.

Sfortunatamente, serve una crisi gigantesca come quella scoppiata a Flint per far svegliare le persone.

In questi giorni, siamo in quel momento particolare in cui le persone sono attente e cercano di far sentire la propria voce. L’inquinamento chimico dell’acqua non è iniziato ieri. Le persone hanno bevuto acqua inquinata da PFOA o TCE o altri agenti chimici da anni, da troppo tempo. Ci sono città in New Hampshire, in Vermont e nello stato di New York che stanno apprendendo solo oggi che l’acqua di casa è inquinata. Le scuole hanno chiuso i rubinetti perché l’acqua dei nostri figli è avvelenata. A Hannibal in Missouri, a Tyler in Texas, a Sebring in Ohio, tutti stanno lanciando l’allarme.

L’acqua non conosce confini. La bevono ricchi e poveri, bianchi e neri, democratici e repubblicani. Tutti noi siamo stati cullati da questo falso senso di sicurezza sulla nostra acqua e solo oggi le persone stanno arrivando alla verità. Forse questo momento di consapevolezza presto sparirà, l’attenzione si affievolirà e tutti ci dimenticheremo quanto è successo e sta succedendo. Fino alla prossima crisi.

Le colpe sono tante e diverse. La crisi dell’acqua è qui, sta succedendo e continuerà a succedere per molti anni a venire. Continuerà e peggiorerà, finché non accadrà un disastro tale per cui non potremo più voltare le spalle e fare finta di niente. Le agenzie del governo e le aziende private non ascoltano, non fanno le cose giuste, per paura o per avidità. È moralmente sbagliato per un migliaio di motivi diversi. È questo quello che dobbiamo cambiare.

L’Epa, l’agenzia federale per l’ambiente, è sovraccarica di lavoro e di compiti, sotto dimensionata e sotto finanziata, malfunzionante. Ma è questa l’agenzia federale che secondo la legge deve sorvegliare sulla qualità dell’acqua che beviamo. Se abbiamo bisogno di queste agenzie federali, allora dobbiamo anche finanziarle adeguatamente. E sostenerle. Perché, molto francamente, fino a oggi non hanno fatto un buon lavoro.

Certo, ci sono alcune persone intelligenti, brave e ben intenzionate all’Epa, persone che vogliono davvero fare la differenza. Non vorrei che si facesse di tutta l’erba un fascio ma sfortunatamente ci sono molte decisioni sbagliate prese qua e là.

Proprio la scorsa settimana, ad esempio, abbiamo saputo in un memo dell’Epa che un dirigente ha affermato che «a Flint non c’è più niente da fare, non vale la pena». Il fatto che qualcuno in un’agenzia del governo che è lì per proteggere la salute e il benessere di cittadini dica una cosa così disgustosa spiega bene dov’è il problema.

Sono molto perplessa per il comportamento del governatore Rick Snyder. Penso che debba essere penalmente perseguito perché ha creato molti danni ai cittadini.

È solo la mia opinione, naturalmente. Ma continuare a sprecare milioni di dollari dei contribuenti solo per difendere se stesso – ma dove ce l’hai la decenza governatore? Dov’è il tuo senso di umanità? Per favore, dimettiti. Risparmia quei soldi e dalli alle persone che ne hanno bisogno, lascia la carica e lasciaci iniziare a risolvere un problema così difficile.

Questi sono problemi seri, difficili, reali. Ma troppo spesso i politici liquidano le comunità coinvolte. Troppo spesso gli enti di controllo non verificano a fondo la qualità e il benessere delle persone che vivono in una zona contaminata. Troppo spesso evitano i problemi, nascondono le informazioni e le analisi, solo per risparmiare qualche dollaro. Troppo spesso, il governo nega la realtà.

Finché gli enti municipali, statali e federali non cominceranno a prestare ascolto prima di dover reagire a questi disastri, continueremo a dover affrontare problemi sempre più grandi. Politici e comunità devono cambiare prima la testa se vogliono cambiare le cose.

E devono cominciare innanzitutto ad ascoltare le persone. Perché oggi nessuno le ascolta. E allora vengono da me.

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Oggi sono una nonna e mi chiedo spesso che mondo lascerò ai miei nipoti. Se non continuo a combattere, in che mondo vivranno Molly, Grace e Charles? Il mio lavoro non è stare seduta in una stanza a girarmi i pollici, il mio lavoro è dare assistenza. Occuparmi di me, della mia salute, della salute della mia famiglia, dei miei pronipoti e dei miei vicini. Tutti lo facciamo.

E nulla è più importante dell’acqua. L’acqua è connessa a ogni cosa che facciamo, anche la più piccola. L’acqua fa parte della nostra salute, del nostro welfare e della nostra economia. E dovrebbe essere il compito del governo federale, dello stato e di ogni agenzia, fino ai livelli più bassi dei comuni, trovare soluzioni che forniscono acqua sicura per tutti.

La soluzione all’inquinamento dell’acqua non è diluirlo. Questo è quello che abbiamo fatto per anni ai nostri servizi idrici. E continuiamo a farlo, pagando prezzi sanitari altissimi. Se potessimo tornare indietro nel tempo, a dove tutto questo è cominciato, forse cambieremmo le cose. Ma quel momento è adesso. Oggi possiamo cambiare le cose. Evitare che la storia si ripeta.

Viviamo in un grande paese, pieno di gente geniale. Oggi siamo più connessi che mai. Abbiamo accesso facile all’informazione, siamo più consapevoli, più istruiti, più informati, e tutto questo ci aiuta a prendere decisioni diverse rispetto alle nostre vite. I giovani «millennials» sono un fenomeno, e penso sia favoloso.

Finora le loro voci non erano mai ascoltate. Ma adesso iniziano a sollevarsi, e ad agire. Quando ciascuno usa la propria voce, quello è il momento in cui qualcuno inizia ad accorgersene. Sì, parlo dei nostri politici. Questo è il modo in cui le cose possono cambiare e il mondo può andare avanti.

(articolo pubblicato su Medium il 17 marzo 2016. Traduzione dall’inglese di Matteo Bartocci)

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