Si è chiusa in Messico la corsa alla presidenza della repubblica di María de Jesús Patricio, Marichuy, la portavoce del Consiglio Indigeno di Governo creato da Ezln e Cni.

SERVIVANO 866.593 firme ne sono state raccolte 281.955. «Si è soliti pensare che gli indigeni rappresentino un blocco monolitico, con identici costumi e credenze, a dire il vero si tratta di un mosaico multiculturale che risponde a realtà e progetti diversi», scriveva il 24 febbraio sul New York Times, Juan Villoro, aggiungendo «Per ottenere la candidatura, Marichuy, avrebbe dovuto superare l’ostacolo più difficile: unire le comunità in un progetto comune».

I cinque mesi di viaggio per tutto il paese sono serviti si a raccogliere le firme, ma soprattutto a mettere le basi per un progetto comune del mondo indigeno.

SUI QUARANTOTTO candidati che hanno partecipato alla corsa, solo in tre hanno raccolto le firme necessarie. Analizzando i dati, il 94,48% delle firme raccolte per Marichuy è stato validato, la percentuale più alta di tutti.

I tre che invece hanno superato l’asticella, Jaime Rodríguez, detto El Bronco ed ex governatore dello stato del Nuevo Leon, ha avuto una percentuale di validazione del 59,46%; Armando Ríos Piter, senatore della repubblica messicana, del 65,66%, e Margarita Zavala, moglie dell’ex presidente Calderon, del 67,59%. Édgar Portillo ha presentato solo il 2,63% di firme vere sul milione e poco più presentate e per questo è stato escluso.

TUTTI SI SONO APPOGGIATI a imprese private che dietro compenso hanno lavorato alla raccolta delle firme, mentre per Marichuy si è mossa una squadra di 5.704 volontari. «In un paese in cui i voti si comprano e l’anagrafe elettorale si vende, il gruppo di appoggio del Cig ha dato una lezione di dignità e autentico senso civico» scrive Luis Hernandez Navarro, de La Jornada.