Europa

Si dimettono i vertici dei Verdi tedeschi, trema il Semaforo

I leader dimissionari dei Verdi tedeschi Ricarda Lang e Omid NouripourI leader dimissionari dei Verdi tedeschi Ricarda Lang e Omid Nouripour – Ap

Germania Nel mirino i ministri Habeck e Baerbock. Cdu, AfD e Alleanza Sahra Wagenknecht chiedono elezioni anticipate

Pubblicato un giorno faEdizione del 26 settembre 2024

Sabato scorso poche ore prima del voto in Brandeburgo il segretario dei Verdi, Omid Nouripour, aveva bollato l’Alleanza di Sahra Wagenknecht (la vera vincitrice delle urne) come «una scatola vuota senza la base degli iscritti». Da ieri i Grünen sono invece un soggetto politico privo del vertice dopo che il co-leader insieme alla collega Ricarda Lang ha annunciato ufficialmente le dimissioni con effetto immediato.

«Siamo di fronte alla più profonda crisi degli ultimi dieci anni. Serve una ripartenza. La nuova coppia di segretari verrà scelta il 15 novembre nel corso del congresso di Wiesbaden» riassumono senza inutili manfrine i due volti-simbolo del secondo partito del governo Scholz; gli unici a mettere la faccia sulla devastante sconfitta che ha provocato l’espulsione dei Verdi dal Parlamento di Potsdam per non essere stati capaci di superare neppure il 5% della soglia di sbarramento. I sondaggi in vista delle elezioni federali del settembre 2025 sono a dir poco impietosi: l’ultimo dell’istituto Insa restituisce il crollo verticale del consenso per gli ambientalisti precipitati ormai al di sotto della doppia cifra.

Con questi numeri il partito che attualmente esprime il ministro dell’Economia (e vicecancelliere) Robert Habeck e la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, può soltanto sperare che il trend non peggiori ulteriormente aprendo al rischio vitale di essere esclusi anche dal Bundestag.

PER ADESSO a pagare il conto del disastro politico-elettorale dei Verdi sono solo Nouripour e Lang che già alla vigilia del voto aveva fatto intendere di essere disposta al doveroso passo indietro in caso di débacle. Anche se in Germania tutti puntano il dito contro la coppia Habeck e Baerbock, a partire dall’opposizione Cdu che può permettersi di dire pubblicamente in diretta tv ciò che i dirigenti dei Verdi possono solamente pensare.

Vorrei che la mossa di Lang e Nouripour incoraggiasse anche i ministri dei Verdi ad assumersi la responsabilità politica del cattivo governoSahra Wagenknecht

«Quando Lang parla di nuovo inizio è difficile pensare che i due ministri restino in carica fino al 2025. Sono proprio loro l’incarnazione del fallimento della politica del partito che governa il Paese da ben quattro anni. Sono convinto che i tedeschi non potranno sopportare la coalizione Semaforo per un altro anno» maramaldeggia Thorsten Frei, capogruppo dei democristiani al Bundestag, mentre il leader della Csu, Markus Söder riduce le dimissioni dei due co-segretari a «il sacrificio di due pedine» per poter salvare le poltrone del duo Habeck e Baerbock.

Ma chiedono nuove elezioni «prima della scadenza naturale della legislatura» anche l’Alleanza Sahra Wagenknecht e Afd: il governo Scholz non è più maggioranza nel Paese dato che oltre ai Verdi si sono ridotti ai minimi termini anche i liberali di Fdp guidati dal ministro delle Finanze, Christian Lindner, falco dell’austerity e altro perdente valanghe di voti, soprattutto quelli dei giovani e dei piccoli imprenditori convinti che nel bilancio pubblico non ci siano più i soldi imprescindibili per far ripartire l’ex Locomotiva economica d’Europa.

Lo stesso problema pratico dei Verdi. La transizione ecologica, cavallo di battaglia della campagna che li riportò al governo dopo l’era Merkel, costata già miliardi di euro, ora è pesantemente definanziata a causa del binomio di guerra più recessione economica. Gli ultimi fondi utili sono finiti in blocco nella costosissima rottamazione delle caldaie imposta dal ministro Habeck per provare a rispettare gli obiettivi ambientali fissati dalla Germania.

FOSSE SOLO un problema di cash non sarebbe l’attuale catastrofe. In parallelo si è però spento anche il rivoluzionario programma di governo dei Grünen votato dagli iscritti.

Prima è scomparso il pacifismo sancito fin nella Costituzione, sacrificato sull’altare del neo-atlantismo poi la politica estera «femminista» di Baerbock, andata in tilt con il sostegno incondizionato a Israele e infine i patti indecenti con il Qatar: fino a ieri per i Verdi uno Stato nella lista nera dei diritti umani e ora partner fondamentale per importare il gas nonché unico interlocutore in grado di convincere il regime dei talebani (che la Germania non riconosce) a riprendersi gli afgani deportati dal governo Scholz.

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