Davanti al cortile della Croce Rossa di Mykolayiv arriva un grande pick-up bianco con un cassone dell’acqua che supera di almeno un metro il tettuccio anteriore.
Fa manovra per posizionarsi davanti al portone di legno della struttura, tra una tenda da campo e l’altra, e per il gran peso sbatte rumorosamente sul gradino del marciapiede. Mark, un ragazzone biondo e atletico con la faccia squadrata e l’uniforme rossa, si lascia sfuggire qualcosa di simile a un «grazie a Dio» e spiega che negli ultimi giorni l’assenza d’acqua in città si fa sempre più pesante.

NON SOLO PERCHÉ LE SCORTE iniziano a scarseggiare, ma perché continuano ad arrivare nuovi sfollati dai paesini limitrofi. «Per ora abbiamo ancora scorte alimentari sufficienti, ma l’acqua rimane un problema; senza l’aiuto delle altre città, soprattutto di Odessa, saremmo davvero in difficoltà» aggiunge. Gli chiedo quanti persone hanno lasciato Mykolayiv e si irrigidisce un po’. «Non sono autorizzato a dare questo genere di informazioni» dice, ma gli spiego che non volevo dei numeri precisi, mi bastava una cifra indicativa, per capire il flusso degli sfollati. Anche perché, quasi tutte le mattine, lungo la M14 in direzione ovest viaggiano tredici autobus pieni di gente che evidentemente non va a Odessa per diletto.

Che siano tredici lo so perché li ho contati più di una volta, si tratta degli autobus verdi e gialli del parco mezzi urbano, non sono pullman da lunghe tratte; e, infatti, il pomeriggio tornano indietro quasi vuoti. Comunque, Mark torna dentro gli uffici e chiede a uno dei supervisori cosa possa dire e cosa no, passato qualche minuto riappare un po’ turbato e mi spiega che «non sono autorizzati». A quanto si legge sui giornali internazionali i rapporti tra il governo ucraino e la Croce Rossa al momento non sono idilliaci.

KIEV NON AVREBBE PRESO BENE il fatto che l’organizzazione umanitaria abbia evacuato alcuni dei civili dell’est (soprattutto di Mariupol) oltre il confine russo. Ma forse tali questioni non riguardano Mark e il suo supervisore che temono solo di arrecare un danno all’immagine del proprio Paese parlando di questi argomenti oppure, potrebbe darsi, di commettere un reato. Ricordiamo che è tutt’ora in vigore la legge marziale e che la sfera delle «informazioni sensibili» in tale contesto, sia per l’Ucraina sia per qualsiasi Paese la applichi, si amplia all’inverosimile. Sia come sia, rassicurato Mark sulle mie intenzioni gli chiedo come mai non si è arruolato.

«CI HO PENSATO» RISPONDE, «ma poi mi sono detto che non faceva per me, d’altronde c’è bisogno di tutti, anche di chi si occupa di aiutare queste persone, no?». Racconta che la vita quotidiana non è così semplice da quando è diventato volontario, «dormiamo poco, spesso veniamo svegliati dai bombardamenti o dalle persone che arrivano all’improvviso durante la notte, a volte saltiamo i pasti e a fine turno dormiamo tutti insieme in una struttura qui vicino, immagina quant’è difficile per così tante persone avere un bagno senz’acqua».
Nel frattempo, una catena umana di signori in età da pensione si passa boccioni d’acqua di plastica dal pick-up fino alla strada e qui c’è chi le carica su altre macchine, su degli scooter e, persino, sulle biciclette dei rider volontari. Già, perché dall’inizio della guerra ci sono alcuni volontari o ex-rider che hanno scelto di mettere a disposizione le proprie bici e gli zaini quadrati gialli con le scritte delle famose società di consegne a domicilio per trasportare medicinali, cibo e altri generi di prima necessità nelle zone dove gli altri mezzi non riescono ad arrivare.

INVECE DELLO SLOGAN dell’azienda ora sul retro delle loro borse spicca, ben in evidenza per evitare problemi, il cerchio rosso crociato di bianco. Prima di salutarlo chiedo a Mark se la caduta di Mariupol lo preoccupa anche per le sorti di Mykolayiv. «È difficile fare previsioni, noi viviamo giorno per giorno sapendo che la situazione potrebbe cambiare da un momento all’altro; certo, sapere che poi potrebbero fare qui le stesse cose che hanno fatto a Mariupol non ti fa stare tranquillo, ma è importante non pensarci». Mark ha vissuto alcuni anni in Germania ma è originario di Kherson.
Nella sua regione, occupata dai russi fin dai primi giorni di guerra e obiettivo territoriale conclamato dell’operazione speciale sia per la sua posizione strategica, sia per la presenza della diga che regolava l’approvvigionamento idrico della Crimea, oggi le autorità delle comunità territoriali di Velykolepetyska e Hornostaivska hanno informato i residenti che «gli occupanti russi potrebbero controllare i documenti dei civili e ispezionare le case».

DA GIORNI NON ARRIVANO più notizie di proteste nel capoluogo occupato e, sebbene la Croce Rossa abbia l’autorizzazione di portare aiuti in città e di evacuare occasionalmente donne, bambini e anziani, ciò non «accade sempre, non è semplice da organizzare e spesso viene bloccato all’ultimo dall’amministrazione militare russa», come mi hanno spiegato alcuni volontari nei pressi di un check-point nei giorni scorsi.
Del resto, anche se in molti lungo il fronte sud non lo ammettono, la preoccupazione che Mosca abbia in mente di ricongiungersi con la regione moldava separatista della Transnistria esiste ed è stata rafforzata quest’oggi proprio da fonti russe. Secondo i media russi, quest’oggi Rustam Minnekaev, vicecomandante del distretto militare centrale, avrebbe detto che «il controllo del sud dell’Ucraina è un altro modo per raggiungere la Transnistria, dove ci sono anche prove che la popolazione di lingua russa viene oppressa».

SI STIMA CHE IN TRANSNISTRIA, si trovino 1.500 truppe russe, oltre a diverse centinaia di miliziani. Kiev teme che la regione possa essere usata come base di lancio per nuovi attacchi e come scalo per incursioni di paracadutisti in territorio ucraino e ha più volte allertato il governo moldavo a tale proposito. Ma, sia Chisinau, sia le autorità separatiste hanno sempre negato. Immediata la reazione del ministro della difesa ucraina, Oleksij Reznikov, sul suo profilo Twitter «si tratta di ‘imperialismo’, hanno smesso di nasconderlo».
Intanto oggi, proprio dall’est, ovvero da dove potrebbe partire la nuova avanzata russa, sono giunte notizie di pesanti combattimenti a Izyum nell’oblast di Kharkiv e lungo la direttrice tra Zaporizhzhia e la regione di Donetsk dove, secondo il governatore locale, Pavlo Kyrylenko, l’ennesimo ospedale sarebbe in fiamme in seguito a un bombardamento russo nella città di Lyman.